A Parma, nelle sale di Palazzo
Pigorini, va in scena dal 26 marzo all'8 maggio il racconto
fotografico di Paolo Simonazzi dedicato al Po e ai territori che
attraversa: un'indagine sulle sottili trame identitarie legate
al maggior fiume italiano, evocato attraverso l'immagine del
filo, elemento ricorrente negli scatti e metafora di "cucitura
territoriale". L'esposizione propone una selezione di venti
scatti, di grande formato, tratti dal progetto realizzato dal
fotografo reggiano tra il 2013 e il 2021 e dedicato al Po e ai
territori che attraversa. Accompagna la mostra un volume che
raccoglie l'intera serie composta da 56 scatti e due contributi
critici di Davide Papotti e Francesco Zanot.
Protagonista di 'Il filo e il fiume' è il lento e inesorabile
scorrere del Po, che appare anche laddove non viene fotografato
direttamente: la sua presenza emerge nel paesaggio circostante e
nelle persone che abitano i luoghi solcati dalle sue acque. Il
risultato è un'antologia di paesaggi differenti ma in relazione
tra loro, uniti insieme dalla presenza del fiume, parte di un
mondo forse in via di estinzione e di cui l'autore - nel solco
di una tradizione fotografica che inizia nel dopoguerra -
consegna tracce visive. Il progetto prende ispirazione dal
lavoro 'Sleeping by the Mississippi' del fotografo statunitense
Alec Soth, un'indagine conoscitiva condotta nel 2004 lungo il
corso del più grande bacino idrografico dell'America
settentrionale. Il titolo 'Il filo e il fiume' fa riferimento
inoltre all'album 'The river and the thread' di Rosanne Cash, in
cui la cantautrice americana, figlia di Johnny Cash, ripercorre
il Sud degli Stati Uniti alla ricerca del passato
e dei ricordi
della sua famiglia.
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