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Siccità: dal Po riaffiorano imbarcazioni della guerra

Siccità: dal Po riaffiorano imbarcazioni della guerra

Nel Reggiano una chiatta commerciale, nel Mantovano un cingolato

REGGIO EMILIA, 28 marzo 2022, 18:53

Redazione ANSA

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Siccita ', dal Po riaffiorano imbarcazioni della guerra - RIPRODUZIONE RISERVATA

Siccita ', dal Po riaffiorano imbarcazioni della guerra - RIPRODUZIONE RISERVATA
Siccita ', dal Po riaffiorano imbarcazioni della guerra - RIPRODUZIONE RISERVATA

La siccità che attanaglia anche il fiume Po sta portando diversi relitti della Seconda Guerra Mondiale a riaffiorare sull'acqua. Oltre a un cingolato delle truppe tedesche a Sermide, nel Mantovano - dove si sta cercando di recuperarlo per poi esporlo in un museo - è riemersa un'antica chiatta anche a Gualtieri, nel Reggiano. In particolare nei pressi dell'affascinante 'Isola degli Internati', un'area che nel 1945 venne data in gestione a una cooperativa agricola composta da ex prigionieri del conflitto affinché potessero avere un reddito con lo sfruttamento del legname, ma anche per un reinserimento sociale. A ritrarre una di queste imbarcazioni affondate è stato Alessio Bonin, fotoamatore di Boretto (sempre in provincia di Reggio Emilia) grazie alle immagini riprese da un drone. La fotografia, pubblicata sui social, è stata rilanciata anche da alcuni media locali.
    "Per noi del posto non è una novità - spiega all'ANSA, il sindaco di Gualtieri Renzo Bergamini - nel senso che dagli anni Duemila, almeno sei mesi all'anno riusciamo a vedere queste bettoline affondate. Tanto che ci sono da allora iniziative per portare qui turisti e cittadini ai quali spieghiamo la storia.
    Certo con questo livello di siccità, in questo periodo riusciamo a vedere qualcosa di più del solito, arrivando anche a tre quarti rispetto alla metà". Secondo le ricostruzioni storiche, in questo tratto del Grande Fiume coi sono in particolare due chiatte naufragate, la 'Zibello' e la 'Ostiglia', lunghe una cinquantina di metri e con una portata di oltre 5.000 quintali, costruite nel cantiere della Giudecca a Venezia, col metallo donato dall'Austria come debito di guerra. "Servivano per trasportare cereali e idrocarburi all'epoca - precisa il sindaco Bergamini, il quale poi conclude - Recuperarle? No, sono imbarcazioni importanti e sarebbe davvero arduo se non quasi impossibile. Inoltre sfasciarle per ricomporle sarebbe un peccato. Stanno bene qui, l'area è comunque valorizzata dal punto di vista storico".

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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