Gli imputati, nel maltrattare gli ospiti della casa famiglia 'Il Fornello' di San Benedetto Val di Sambro (Bologna) "hanno fatto leva proprio sulla specifica condizione di provata fragilità delle vittime", persone di età avanzata e non in grado di reagire alle angherie. Inoltre questi comportamenti "sono stati in concreto favoriti dalla condizione di minorata difesa" degli anziani, costretti "a subire le sopraffazioni" essendo fisicamente incapaci di difendersi. Lo sottolinea la Corte di Cassazione nella motivazione della sentenza che rende definitive le condanne per il titolare della struttura e per la moglie: Luciano Ravaglia è stato condannato a sei anni e otto mesi, anche per due episodi di violenza sessuale ai danni di anziani ospiti, la moglie e dipendente Monica Torri a due anni e otto mesi. I due imputati erano assistiti rispettivamente dagli avvocati Elisa Sforza e Pier Francesco Uselli.
La Cassazione, nel rigettare i loro ricorsi, riconosce la sussistenza delle aggravanti, cioè di aver commesso i fatti in una struttura sanitaria e della minorata difesa. Confermati anche i risarcimenti alle vittime, difese dagli avvocati Chiara Rinaldi, Antonio Petroncini, Matteo Casalini, Gianluca Belluomini, Francesco Mazza e Michele Tavazzi, quest'ultimo per il Comune di San Benedetto. Le indagini avevano portato, a febbraio 2019, all'emissione di quattro misure cautelari, anche per due collaboratrici che hanno patteggiato.
Nella sentenza si sottolinea come i giudizi di merito non presentino vizi di legittimità. In particolare, nel valutare le dichiarazioni di dipendenti della casa famiglia che hanno trovato riscontro nelle riprese ambientali, da cui è emerso che gli imputati si rivolgevano agli ospiti con parole sgradevoli, costringendoli in vario modo ad assumere farmaci (come confermato anche da consulenze tossicologiche) e il cibo disinteressandosi dei loro bisogni e delle condizioni di salute, lasciando isolato al buio per ore chiunque si mostrasse "indisciplinato".
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