Picco di decessi, crollo del tasso migratorio estero e brusca inversione di tendenza sulla speranza di vita. Sono gli effetti del Covid sulla dinamica demografica dell'Emilia-Romagna nel 2020, secondo i dati del Censimento permanente della popolazione al 31 dicembre 2020, analizzati questa mattina durante un evento online dall'ufficio territoriale Area Nord-Est, sede Emilia-Romagna dell'Istat. Se il calo della natalità del 2020 in regione è in linea con il trend decrescente in atto dal 2009, è evidente, invece, l'impatto della pandemia sul tasso di mortalità, passato dall'11,3 del 2019, al 13,3 del 2020, per poi calare al 12,5 per mille nel 2021. Nel dettaglio, analizzando la variazione percentuale di decessi del 2020 per il complesso della cause sulla media del periodo 2015-2019, il bilancio è pesante: +17,2% di decessi.
L'effetto Covid è ancora più evidente osservando le tre differenti fasi pandemiche di quell'anno, con il periodo da marzo a maggio che segna il picco di decessi, con un +43,6% (Piacenza +142,7%, Parma +116,3), per scendere a un +3,5% tra giugno e settembre e risalire a un +25,4% tra ottobre e dicembre.
Il tasso migratorio interno ha continuato il suo andamento decrescente avviato prima della pandemia, mentre il tasso migratorio estero ha risentito di più delle limitazioni alla circolazione legate al Covid, crollando all'1,9 per mille nel 2020, rispetto al 3,8 del 2019. L'aspettativa di vita evidenzia un'inversione di tendenza, diminuendo in regione nel 2020 a 82,5 anni, rispetto a 83,6 del 2019, poi in ripresa nel 2021 con 82,9 anni. Gli uomini nel 2020 hanno perso 1,4 anni di vita, le donne solo 0,9. La provincia in cui la popolazione ha perso di più è Piacenza con 3,2 anni di vita in meno; è la quarta provincia per questo indice in tutta Italia, dopo Bergamo, Lodi e Cremona.
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