Il primo è un gigante del podio
con un trascorso da pianista, il secondo lo è dell'archetto:
sono Christoph Eschenbach e Gidon Kremer (82nne di Breslavia
l'uno, 75enne di Riga l'altro) di ritorno il 3 luglio al Ravenna
Festival (alle 21 al Pala De André) assieme all'Orchestra
Giovanile Luigi Cherubini, il complesso residente della
manifestazione romagnola.
Il programma della serata, una delle più attese del Festival,
si aprirà col raro Concerto per violino e orchestra di Robert
Schumann trascritto dall'originale Concerto per violoncello Op.
129, un vertice assoluto del Romanticismo musicale, quasi mai
presentato in questa versione, che invece permette di ascoltare
agilità inedite dello strumento solista. In questo lavoro,
scritto quasi di getto in appena due settimane, Schumann riversò
uno dei suoi ultimi momenti di lucidità, prima che insorgessero
i disturbi mentali che lo avrebbero portato alla follia e alla
morte a soli 46 anni. La Quinta Sinfonia di Ciajkovskij, nella
seconda parte, sembra fare da controcanto al brano schumanniano,
con tutto il suo slancio vitalistico che nel finale assume
addirittura i contorni della vittoria del genio creativo sul
Fato avverso.
Dopo la vittoria al Concorso pianistico Clara Haskil del
1965, grazie soprattutto al supporto di Herbert von Karajan,
Eschenbach ha spostato sempre più il fulcro della sua attività
sulla direzione salendo sul podio delle più blasonate
istituzioni musicali europee e americane: l'ultimo suo impegno
stabile è stato con la Washington National Symphony Orchestra,
che ha diretto da 2010 al 2017. Anche il lettone Kremer è
cresciuto sotto l'ala protettrice di Karajan (celeberrima la
loro collaborazione discografica per il Concerto di Brahms a
fine anni '70), anche se poi ha collaborato con i più grandi
maestri compresi molti compositori che per lui hanno scritto
molte opere.
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