La musica elettronica come
esplorazione di un futuro possibile, un festival che è
un'occasione per immergersi nelle trasformazioni profonde del
'suono in cui viviamo', come recita il titolo del saggio del
musicologo Franco Fabbri. È l'aspirazione dell'edizione 2022 di
Robot, festival internazionale di musica elettronica e arti
digitali che dal 5 all'8 ottobre celebra a Bologna la
contemporaneità. E torna a farlo riscoprendo anche la sua
vocazione "nomadica" che non è solo nelle scelte artistiche, ma
anche nell'individuazione degli spazi. Non più un 'centro', ma
una galassia che intorno a questo centro, il DumBO, gravita,
inglobando Palazzo Re Enzo, l'Accademia delle Belle Arti,
l'Oratorio di San Filippo Neri e il Tpo.
Il programma si apre nuovamente alle esperienze
internazionali proponendo, al fianco di nomi 'classici' del
rapporto tra musica e tecnologia, musicisti che arrivano dalla
scena più sotterranea e sperimentale. "La volontà di questa
edizione è rimettere la musica al centro - dice Marco Ligurgo,
direttore artistico del festival - lasciando che si riappropri
appieno dei suoi spazi". Si va dai protagonisti assoluti della
ricerca più radicale (Ben Frost, Skee Mask, Zenker Brothers) o
di quella più eterea (Caterina Barbieri, Pantha Du Prince, Lyra
Pramuk) ad artisti che definiscono una mappa che supera la
tradizionale localizzazione della cultura sonora, come la
groenlandese Courtesy, la cileano-norvegese Carmen Villain,
l'italiana Eva Geist, l'inglese Loraine James, il bosniaco Mario
Batkovic e le danesi Sofie Birch e Nana Pi. Ed ancora, il
cosmopolitismo techno di Tsvi e object blue, l'antagonismo
rigoroso di Brutal Casual, la visione 'architettonica' di Luce
Clandestina. E, a proposito di classici, il ritorno del duo
composto da Miss Kittin & The Hacker, che ha codificato
all'inizio del nuovo millennio i panorami techno ed electro.
Robot Festival è un progetto dell'Associazione Culturale Shape.
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