L'adozione da parte della compagna della madre biologica risponde "pienamente al superiore interesse della minore, consentendole di godere della continuità affettiva, educativa ed emotiva di una famiglia solida e stabile, nella quale la stessa ha potuto costruire la propria identità". E "il cognome è una parte essenziale e irrinunciabile della personalità". Lo scrivono i giudici del tribunale per i minorenni di Bologna, che ha dato il via libera all'adozione di una bambina da parte di una coppia di donne, insieme da 11 anni e dal 2018 sono unite civilmente, poco prima che la figlia nascesse con procreazione eterologa da donatore.
Come ricostruisce la Gazzetta di Parma, un mese dopo la nascita della bimba il sindaco Pizzarotti l'aveva iscritta all'anagrafe, riportando entrambi i cognomi delle donne. Il ricorso della Procura, però, diede via a un procedimento che dopo due anni ha portato alla cancellazione del cognome della compagna della madre. Ma ora il tribunale, sancendo la 'stepchild adoption', l'adozione del figlio del partner ha ridato alla piccola il doppio cognome. "La relazione affettiva tra due persone dello stesso sesso che si riconoscano come parti di un medesimo progetto di vita costituisce "a tutti gli effetti una 'famiglia' - osservano i giudici - luogo in cui è possibile la crescita di un minore, senza che il mero fattore 'omoaffettività' possa costituire un ostacolo formale".
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