Verso il latte a impatto ambientale zero, grazie a SmartDiary, un progetto di ricerca che vede coinvolta l'Università di Ferrara. Finanziato dalla Comunità Europea e dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, il progetto, a cui partecipano diversi partner internazionali e, in prima linea, il Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche e agrarie di Unife, ha l'obiettivo di rendere la filiera casearia, ad oggi responsabile di almeno un terzo delle emissioni totali di gas serra, più sostenibile.
"Vogliamo analizzare il sistema zootecnico da latte e capire quali sono gli impatti e le innovazioni applicabili a livello sociale, organizzativo e tecnologico, per consentire una transizione verso un sistema agroalimentare più sostenibile" spiega il professor Fabio Bartolini, responsabile del progetto per Unife. Nella rete internazionale di partner, coordinata dalla National University of Ireland Galway Economics, ci sono altre tre università inglesi e una finlandese.
"Valuteremo tutta la filiera del latte, a partire dalle risorse utilizzate per la produzione e trasformazione, fino alla commercializzazione, al consumo, ai rifiuti e al loro eventuale riutilizzo, in un'ottica di economia circolare - aggiunge Bartolini - così da identificare i punti su cui far leva".
All'Università di Ferrara, si stanno studiando le modalità di somministrazione del cibo agli animali, il packaging del prodotto, le strategie di mercato che possano garantire soluzioni migliori per l'ambiente, per i consumatori e per i produttori. Le altre università si concentrano sul ruolo del consumatore nel reagire ai segnali di mercato per orientarlo.
"Un allevatore desidera produrre un latte a impatto zero e lo scrive sull'etichetta - afferma Greta Winkler, ricercatrice di Unife - solo se il mercato lo richiede e, soprattutto, se i consumatori sono disposti a pagarne il prezzo".
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