Le aziende sanitarie dovranno fare una attenta valutazione delle attività a cui saranno adibiti gli operatori sanitari non vaccinati e reintegrati per effetto delle scelte del governo, evitando che siano collocati in reparti in cui vi siano pazienti fragili: affetti da patologie che riducono in maniera significativa le difese immunitarie, come ad esempio trapiantati di organo solido o di midollo, malattie oncoematologiche, malattie in trattamento immunosoppressivo e altre.
In più, per il reintegro degli operatori non vaccinati si dovrà mantenere l'obbligo dell'utilizzo rigoroso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e il rispetto delle norme igienico comportamentali. Sono alcune delle indicazioni emerse dalla riunione della cabina di regia Covid della Regione Emilia-Romagna sul tema. Le indicazioni sono contenute in un documento che la direzione generale dell'assessorato regionale alle Politiche per la salute sta per inviare alle aziende sanitarie e agli altri enti e organismi della sanità pubblica e privata dell'Emilia-Romagna. Inoltre, le Aziende Sanitarie dovranno mantenere in essere per tutti gli operatori "i programmi di screening previsti e potranno valutare in rapporto a situazioni specifiche, come l'insorgenza di focolai tra pazienti e operatori, l'adozione di ulteriori misure di prevenzione".
"La scelta antiscientifica, non basata sull'Evidence Base Prevention - si legge ancora nel documento messo a punto dalla Cabina di regia - del rifiuto alla vaccinazione ha quindi riguardato una esigua parte di sanitari, che niente modifica riguardo al successo ed all'efficacia della campagna vaccinale.
La vaccinazione risulta tuttora un presidio sanitario imprescindibile per la tutela della salute pubblica ed in particolar modo per i soggetti più fragili".
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