BRUXELLES - Un bilancio con la cinghia tirata ma che punta su crescita, ricerca e occupazione le scarse risorse a diposizione. E' la logica che guida la proposta del bilancio Ue per il 2015, presentata dal commissario Janusz Lewandowski che ha subito messo in chiaro che questa "combina l'eredità del passato con la necessità di aiutare l'Europa a riprendersi dalla crisi, e lo fa con risorse più scarse".
Bruxelles chiede 145,6 miliardi di euro di impegni, ovvero per i programmi da realizzare, e 142,1 miliardi di pagamenti, ovvero per saldare i conti di programmi già realizzati. Rispetto al 2014, si tratta di un aumento solo formale, ma non reale al netto dell'inflazione, rispettivamente del 2,1% e dell'1,4%. La maggior parte degli stanziamenti di impegno (60%) si concentrano sui nuovi programmi per il 2014-2020 a favore di ricerca e innovazione, della gioventù e delle imprese in Europa.
Anche la maggior parte degli stanziamenti di pagamento va ai settori che stimolano crescita e occupazione (+29,5% rispetto al 2014), quali la ricerca e le imprese (programma Horizon 2020), le reti transeuropee di energia, trasporti e telecomunicazioni (digitale), e l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile.
A vedere un notevole aumento dei pagamenti sono anche il Fondo asilo, migrazione e integrazione (+140%) e la tutela della salute dei consumatori europei (+20%). Il 40% circa dei pagamenti, invece, continua a coprire i progetti finanziati dall'Ue nel periodo 2007-2013. Nel suo bilancio la Commissione propone inoltre, per la terza volta in tre anni, un'ulteriore riduzione dell'1% del suo organico, e un taglio dei costi delle altre istituzioni Ue. In questo modo i costi amministrativi resteranno ai livelli attuali del 4,8% del bilancio Ue, in quanto l'incremento dell'1,6% rispetto al 2014 è pari all'inflazione prevista per il 2015 e quindi nullo in termini reali. Ora Consiglio e Parlamento dovranno trovare nei prossimi mesi, sotto la presidenza italiana dell'Ue, una posizione comune sulla base della proposta della Commissione, su cui incombono ancora circa 24 miliardi di euro di fatture non saldate accumulate nel corso degli ultimi anni a causa dei tagli al bilancio Ue imposte dai paesi del Nord.
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