Poi partono due ore di domande. Focus sull'Ucraina, naturalmente, ma Mogherini tiene alto anche l'argomento del fronte meridionale. E mette in guardia dai pericoli del Medio Oriente. Avverte che non si deve cadere nell'errore di usare "la narrativa dello scontro di civiltà" perché "fa comodo all'Isis , ma non a noi". Sottolinea che "non c'è alcuno spazio per un dialogo con l'Is", che è "una minaccia non solo per Iraq e Siria, ma anche per l'Europa ed i paesi della Nato" a cominciare dalla Turchia. Avverte che quella dei 'foreign fighters' è "una sfida gigantesca" per l'Europa. Spiega che la solidità delle istituzioni, come in Giordania, è il miglior "antidoto" contro il fondamentalismo. Dà prova di visione, quando rileva che terrorismo, diritti umani e immigrazione sono tutti "strettamente correlati". Ne parla a proposito della Libia. Poi afferma che la situazione in Iraq è l'occasione per "far parlare chi non si parla" e "costruire un quadro regionale" che affronti la radice dei problemi. Tra i quali non dimentica certo Gaza ("dobbiamo trovare una soluzione durevole"). E dà la notizia di un colloquio tra i viceministri degli esteri di Iran e Arabia Saudita.
Batte forte sul tema dell'allargamento, in particolare per i Balcani Occidentali ma anche per la Turchia, come unico modo per spingere i vicini alle riforme. Alla fine, applausi. E Brok si ricrede: "Grande professionalità...".
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