BRUXELLES - Angela Merkel alza da Sydney l'allarme per la situazione in Ucraina, la Nato conferma che sono sempre di più gli aerei russi in volo attorno ai confini dell'Alleanza, ma l'Unione europea sceglie una linea di "non escalation" delle sanzioni. I ministri degli esteri si limitano ad indicare che entro fine mese sarà deciso di allungare la lista dei "separatisti ucraini" responsabili delle elezioni a Donetsk e Lugansk.
La nuova linea europea arriva poche ore dopo l'avvertimento lanciato dalla Cancelliera. La situazione può degenerare, dice, ed in ballo, avverte, non c'è solo l'Ucraina ma "si tratta della Moldova, della Georgia e, se si va avanti così, ci si può chiedere se ci si debba interrogare anche sulla Serbia e sugli stati dei Balcani dell'ovest". Ed aggiunge: "L'idea che una guerra moderna possa essere circoscritta è un errore fatale. Da una crisi regionale nei Balcani il conflitto divamperebbe in poche settimane". Parole pronunciate a conclusione del G20 e dopo il teso colloquio con Vladimir Putin.
A Bruxelles invece i ministri degli esteri europei, al primo Consiglio della gestione di Federica Mogherini, cambiano tono verso la Russia. Dopo mesi di escalation nelle sanzioni, le conclusioni indicano che l'Europa considera sì "illegittime e illegali" le elezioni del 2 novembre nel Donbass, insiste che "non riconoscerà" l'annessione della Crimea, ma da una parte ritiene indispensabile riprendere il dialogo con Mosca e dall'altra sottolinea che l'appoggio europeo a Kiev è condizionato all'agenda delle riforme.
La svolta è più nei toni che nella sostanza. Perché le sanzioni economiche e finanziarie verso Mosca - che Paolo Gentiloni definisce "un male necessario" - non si toccano. Ma il nuovo capo della Farnesina, al primo Consiglio Esteri, sottolinea ad esempio che anche "tutti, compreso il presidente del Consiglio Renzi e la Cancelliera Merkel" a Brisbane, "nonostante le forzature e gli atti dimostrativi", hanno "fatto lo sforzo di tenere una discussione politica con Putin".
L'escalation delle sanzioni, che negli ultimi mesi sono state il leit motiv di ogni riunione dei ministri degli esteri europei, stavolta si è fermata. "Dobbiamo essere consapevoli - dice Gentiloni - che sono uno strumento, un modo per reagire ad azioni che riteniamo non accettabili". Il punto centrale però è la Crimea, sulla quale c'è il muro contro muro con la Ue. Ma Gentiloni lascia intendere che se ripartisse il dialogo con Mosca, "anche quella potrebbe essere sul tavolo" nell'ambito di un eventuale dialogo sull'assetto della regione.
Un dialogo che non sarà facile riannodare con Mosca. L'impressione è che l'unica possibilità sia quella di trovare un accordo di realismo, con rinunce che attualmente Kiev non sembra disposta ad accettare. Attorno al tavolo dei 28 "vari ministri" hanno chiesto a Federica Mogherini la disponibilità ad andare a Mosca. Il nuovo ministro degli esteri europei visiterà Kiev "non appena ci sarà il nuovo governo", mentre per la visita in Russia ha sottolineato la necessità che gli europei abbiano chiara la linea. "Penso che questo passo possa essere utile" dice, aggiungendo che sarà sì "opportuno parlarsi, ma anche capire di cosa e perché". Insomma: "Non andare per andare, ma andarci solo se ci sono le condizioni reali per una soluzione politica che possa portare passi positivi sull' Ucraina e per le altre preoccupazioni per la regione".
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