BRUXELLES - La Commissione Ue ha chiesto all'Italia, insieme ad altri 14 paesi, di fornire informazioni dettagliate su alcuni tax ruling individuali dopo avere chiesto a tutti i 28 informazioni generali lo scorso dicembre. Questa richiesta, però, precisa Bruxelles, non è detto che porti all'apertura di un'indagine. L'Antitrust Ue ha intimato poi a Estonia e Polonia di fornire tutte le informazioni richieste lo scorso dicembre o entro un mese entrambi i paesi saranno deferiti alla Corte europea di giustizia.
La Commissione Ue non ha voluto fornire né il nome né il numero delle società interessate per paese per cui sono state richiesti i dettagli dei singoli accordi sul loro trattamento fiscale. Secondo fonti comunitarie, si tratterebbe in media da 5 a 10 casi per stato membro, e le società coinvolte sono di diverse nazionalità. Oltre all'Italia, gli altri 14 paesi che hanno ricevuto domanda di chiarimenti sono Germania, Francia, Belgio, Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca, Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Lituania. L'Antitrust Ue ha già chiesto informazioni su singoli casi anche a Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Malta e Cipro. Sulla base delle informazioni ricevute finora, invece, la Commissione ha ritenuto di non dover approfondire ulteriormente con Grecia, Bulgaria, Slovenia, Croazia e Lettonia.
Sono invece tuttora in corso le inchieste formali lanciate un anno fa, prima dello scoppio dello scandalo LuxLeaks, su Fiat Trade and Finance e successivamente Amazon a Lussemburgo, Starbucks in Olanda e Apple in Irlanda. "Stiamo mettendo insieme il puzzle delle pratiche di tax rulings nell'Ue", ha spiegato la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, "a volte abbiamo dovuto chiedere due o più volte agli stati membri, e tuttora ci sono pezzi mancanti" da Polonia ed Estonia. E, continua la commissaria, "sulla base delle risposte ora ricevute" dagli altri paesi, "chiedo oggi i tax rulings a 15 paesi" perché "vogliamo analizzarli attentamente per capire se gli stati membri li utilizzano per garantire alle società vantaggi fiscali selettivi che infrangono le regole Ue sugli aiuti di stato".
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