BRUXELLES - Antonio Tajani rompe gli indugi e presenta al Ppe la sua candidatura per la presidenza del Parlamento europeo. Il suo nome va così ad aggiungersi a quelli degli altri candidati popolari, il francese Lamassoure e l'irlandese McGuiness. Se Tajani dovesse spuntarla, per la successione al tedesco Martin Schulz si profilerebbe un'inedita battaglia tra italiani: candidato dei socialisti, e oggi rieletto per acclamazione capogruppo S&D, è infatti sempre Gianni Pittella, che ribadisce la sua determinazione a farsi eleggere prossimo presidente dell'Eurocamera in funzione anti austerità. A loro due si è aggiunto oggi anche il nome di un'altra italiana: il gruppo della Sinistra Unitaria ha scelto infatti come candidata Eleonora Forenza, "una femminista dell'Europa del sud" si definisce. I popolari faranno invece la loro conta interna martedì prossimo, il 13.
In vista dell'elezione del successore di Schulz, in calendario il 17 gennaio a Strasburgo. Una partita quanto mai aperta, dopo la decisione del capogruppo Manfred Weber di non candidarsi e dopo il passo avanti di Tajani. L'attuale vicepresidente del Parlamento gode di un rispetto e di una considerazione trasversale tra gli eurodeputati. Soprattutto, riferiscono fonti del Ppe, potrebbe contare su un buon appoggio da parte dei Paesi del sud e di alcuni Paesi dell'Est: Spagna, Portogallo, Romania, Bulgaria, Ungheria. Ma potrebbe avere buone chance anche la deputata irlandese Mairead McGuinness, è la riflessione che si fa in ambienti parlamentari. Dalla sua avrebbe inoltre il fatto di essere donna, e quindi proporre una candidatura al femminile, anche se a suo svantaggio potrebbero giocare le sue posizioni molto rigoriste in economia. In ogni caso, chiunque sarà designato, i popolari si confermano determinati a non cedere la poltrona della presidenza e a fare rispettare la tradizionale alternanza al Parlamento, facendo dunque eleggere uno dei loro dopo il socialista Schulz. Un braccio di ferro che secondo Pittella "ha messo fine nei fatti alla cooperazione legislativa che abbiamo portato avanti in questi due anni e mezzo".
Da considerare archiviata dunque, secondo Pittella, la grande coalizione Ppe-Pse. Ma solo in Parlamento: la battaglia per la presidenza, assicura, non avrà infatti ripercussioni sulla Commissione europea: "Da parte nostra il sostegno a Juncker continua". Restano invece le incognite su un'altra poltrona, quella del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. L'idea di un rimpasto globale, se il Ppe alla fine dovesse ottenere la presidenza dell' Europarlamento, resta ancora un argomento di discussione. "Certo - ammette Pittella -, se entro inizio gennaio mi portano un accordo scritto in cui si dice che il prossimo presidente del Consiglio europeo sarà socialista decideremo cosa fare".
Il pallino di questa complicata partita, insomma, potrebbe essere lontano da Bruxelles, e più precisamente tra le mani tedesche della cancelliera Angela Merkel. Qualcuno azzarda che potrebbe anche essere disposta a sacrificare Tusk, altri ipotizzano invece una spinta sul Ppe per rinunciare al Parlamento. Nel secondo caso, le chance di Pittella di farsi eleggere primo presidente italiano dal 1979 potrebbero farsi molto concrete.
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