BRUXELLES - Un 'non paper' della presidenza maltese prevede ipotesi per la riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo che lascia al paese di prima accoglienza la responsabilità e il dovere di ospitare migranti e rifugiati, apre all'idea di rinviarli in paesi terzi "sicuri secondo una definizione Ue" e prevede meccanismi analoghi al principio di "solidarietà flessibile" esposto dal gruppo di Visegrad nel vertice di Bratislava di settembre scorso, con una tabella che indica livelli di compensazione economica e contributi di personale alle agenzie europee, proporzionali ai "ricollocamenti" accettati su base volontaria.
In un passaggio del documento, di cui l'ANSA ha copia, si parla di "meccanismo correttivo di limitate ricollocazioni" da definire in base a criteri "quantitativi" e "qualitativi", comunque definiti da decisioni del Consiglio, ovvero dell'organo che rappresenta i governi, e non della Commissione. Il documento maltese sostanzialmente riprende le idee espresse in un altro 'non paper' di Francia e Germania. Nel documento franco-tedesco è scritto che "le proposte per la riforma del Sistema comune di asilo europeo presentate nell'estate 2016 fanno riflettere". E viene fortemente sostenuta l'idea di estendere, sostanzialmente allentandolo, il concetto di paese terzo sicuro, ad esempio suggerendo di rivedere i criteri di definizione di paese sicuro, in cui - ad esempio - potrebbero avvenire anche i ricongiungimenti famigliari ma anche, in collaborazione con l'Unhcr, le valutazioni delle richieste di asilo.
Nel documento di riflessione franco-tedesco - che tra l'altro fa riferimento all'accordo con la Turchia della primavera scorsa - si afferma che "è evidente" che altre proposte presentate "non amplierebbero significativamente le opzioni delle politiche europee dell'immigrazione in caso di crisi" e "addirittura limiterebbero la portata delle opzioni rispetto al regime attuale". "E' quindi necessario entrare in un processo di riflessione politica e concludere rapidamente questo processo. Il tempo è breve", viene osservato. E si ipotizza che gli stati "colpiti dagli afflussi di massa", come per ragioni geografiche succede ad Italia e Grecia, "potrebbero essere autorizzati a raccogliere tutti i sistemi di asilo nelle zone di arrivo sul loro territorio allo scopo di fare veloci valutazioni di ammissibilità" mentre gli altri stati membri "potrebbero essere obbligati a fornire fino a 1.000 funzionari per l'asilo (attraverso l'Easo) e fino a 150 giudici". E aggiunge che la tutela contro le decisioni di inammissibilità "dovrebbero essere plasmate" sempre nella logica della deterrenza, ovvero "senza effetto sospensivo del ricorso".
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