VERSAILLES - E' arrivato il tempo di un'Europa a più velocità, che consenta di progredire verso una maggiore integrazione, altrimenti crolla tutto. A tre settimane dalle celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957, da Versailles arriva il solenne appello dei leader di Italia, Francia, Germania e Spagna, le prime quattro potenze demografiche ed economiche del continente, unite come non mai nel dire che lo statu quo dell'Unione non è più accettabile. Oggi più che mai urgono cooperazioni rafforzate e geometrie variabili per dare nuovo impulso al continente. Dopo Brexit, le bordate anti-Ue di Donald Trump e i populisti alle porte del potere in Paesi come Francia (Le Pen) e Olanda (Wilders) è il momento del grande balzo in avanti. Italia, Germania, Spagna e Francia hanno "la responsabilità di tracciare la via. Non per imporla agli altri ma per essere una forza al servizio dell'Europa che dà impulso agli altri", dice Francois Hollande nella dichiarazione ai giornalisti giunti per l'occasione nella reggia del Re Sole, la stessa dove quasi cento anni fa, nel giugno 1919, venne firmato il Trattato che sancì la fine della prima guerra mondiale.
"L'Europa è stata costruita sulla pace, Versailles ne è uno dei simboli", ma "se ci fermiamo ora tutto quello che abbiamo costruito potrebbe crollare", gli ha fatto eco la cancelliera Angela Merkel nella conferenza di apertura del vertice a cui è seguita una cena a quattro. "Abbiamo tutti l'obbligo di continuare la costruzione europea", ha aggiunto, aprendo chiaramente all'idea di diversi livelli di integrazione. "L'Europa che rinuncia alla sua dimensione politica sarebbe una regressione", ha puntualizzato il padrone di casa, in questo tentativo di rilancio dell'Ue a due mesi dalla scadenza del suo mandato all'Eliseo.
L'Europa insomma deve saper dimostrare "la solidarietà a 27, ma anche la capacità di avanzare a ritmi diversi", è il messaggio ribadito a Versailles. E condiviso dal premier Paolo Gentiloni. Serve un'Ue "più integrata ma che possa consentire diversi livelli di integrazione - spiega il presidente del Consiglio -. E' giusto e normale che i Paesi possano avere ambizioni diverse e che a queste ambizioni ci siano risposte diverse, mantenendo il progetto comune". Il 25 marzo, in occasione delle celebrazioni dei Trattati di Roma - per cui le 27 cancellerie europee sono al lavoro per preparare una dichiarazione congiunta che sta già circolando tra le cancellerie, probabilmente discussa anche ieri a Versailles - "l'Unione riparte dal popolo europeo". Per il premier, inoltre, "non solo i nostri Paesi, ma tutti i 27 devono fare delle scelte, dentro la cornice del Libro Bianco della Commissione Ue, senza le quali rischiamo di mettere in difficoltà il futuro stesso del progetto europeo".
Gentiloni ha poi insistito sulla necessità di un'Europa sociale, che guardi alla crescita e agli investimenti. "Un'Europa - ha detto - in cui chi rimane indietro non consideri l'Ue come una fonte di difficoltà ma come una risposta alle proprie difficoltà". Purtroppo, ha deplorato, "non siamo ancora a questo livello". C'è poi, la questione importantissima, della "difesa comune" per "proteggere la nostra sicurezza". Altrettanti temi su cui è possibile maggiore integrazione, nello spirito dei padri fondatori e del sogno di quegli Stati Uniti d'Europa delineato da Altiero Spinelli durante il confino a Ventotene.
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