BRUXELLES - "Quello dei migranti è un grosso business per la Libia e pompare nuovi soldi in questo sistema non aiuterà a risolvere il problema. La Libia non è la soluzione, è parte del problema". Così Annemarie Loof, manager del programma Libia di Medici senza frontiere, che in un'audizione al Parlamento europeo, mette in guardia rispetto alle "terribili" condizioni nei centri di detenzione del Paese africano, dove l'ong è l'unica ad operare con staff internazionale, in una decina di siti tra Tripoli e Misurata.
Loof ha definito i centri libici dei "magazzini di esseri umani", dove le persone vengono trattate come "merci" e anche "vendute", per essere avviate al lavoro forzato o alla prostituzione, e dove si praticano "violenze e tortura". Le "celle sono sporche e senza finestre": le persone hanno "meno di mezzo metro quadro a testa", con scarsa possibilità di uscire all'aperto, e di utilizzare le latrine. Sono luoghi, ha detto Loof, dove parassiti e malattie si propagano velocemente, e dove capita di essere "abbandonati a morire".
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