BRUXELLES - "Gli Usa hanno cambiato in modo fondamentale la loro politica estera molto prima dell'arrivo di Trump. Da dieci anni è chiaro che i nostri partner americani ritengono di sostenere troppo peso per i loro ricchi alleati europei. Non abbiamo altra scelta che difendere i nostri propri interessi in Medio Oriente, clima, accordi commerciali": lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, a una conferenza sulla difesa a Praga. "La deferenza alla Nato non può essere più un alibi contro sforzi Ue più grandi", ha detto.
Juncker ha fatto un appello "non solo in favore dell'Europa della difesa, ma in difesa dell'Europa". Perché "abbiamo raggiunto il punto in cui progredire è la sola opzione", visto che è partito il conto alla rovescia su "quanto a lungo possiamo vivere in una casa costruita a metà". E bisogna pensare alla sicurezza perché "è tra le tre priorità" dei cittadini europei. Juncker ha spiegato che "è il momento di svegliare la bella addormentata del Trattato di Lisbona". Senza paura di perdere sovranità. "Molti Stati membri considerano la difesa una questione di stretta sovranità nazionale. Ma condividere sovranità non significa rinunciarci. Al contrario, avere Stati più forti e sovrani in un mondo globalizzato richiede di avere più cooperazione nell'Ue, specialmente nella difesa", ha aggiunto. "Per quanto a lungo possiamo fare finta che Paesi così inestricabilmente legati come quelli del'Ue non abbiano bisogno anche di affrontare insieme le minacce esterne?", si è chiesto Juncker, convinto che le minacce "hanno cambiato natura drammaticamente". Dai cyber attacchi al terrorismo, dai piani nucleari della Corea del Nord alle tensioni in Asia Orientale, "tutto dimostra che il soft power da solo non è abbastanza potente in un mondo sempre più militarizzato". Per questo "non è più una questione di sovranità nazionale, ma per prendere in prestito le parole del mio amico Macron, è una questione di sovranità europea", ha concluso.
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