BRUXELLES - Abbandonare il sistema dei 'rebate', cioè dei rimborsi accordati ad alcuni Stati membri, a partire dal primo gennaio 2021, giorno di entrata in vigore del prossimo bilancio pluriennale dell'Ue. E' quanto chiedono 18 Paesi dell'Unione, fra cui l'Italia, in un 'non paper' fatto circolare nei giorni scorsi fra le cancellerie europee. A non aver firmato il documento sono, oltre al Regno unito, quelli che assieme a Londra godono dei rimborsi, cioè Germania, Svezia, Austria, Danimarca e Paesi bassi. A loro si aggiungono anche Finlandia, Irlanda, Belgio e Croazia, che nel primo semestre 2020 avrà la presidenza di turno del Consiglio Ue.
Il non paper ricorda com'è nato il primo rebate per il Regno unito nel 1984, quando il bilancio Ue era composto per due terzi da spese per la politica agricola comune. Nella proposta della Commissione per il 2021-2027, invece, "non c'è una singola politica dominante", scrivono i firmatari. Inoltre, "tutti gli Stati membri che godono di rimborsi sono nel gruppo dei più sviluppati e contribuiscono in maniera minore al bilancio Ue in proporzione al loro Rnl". Secondo i dati pubblicati oggi dalla Commissione Ue, nel 2014-20 la Danimarca contribuisce ogni anno al bilancio comunitario con, in media, lo 0,78% del Rnl. L'Olanda con lo 0,67%, la Svezia con lo 0,71%, la Germania con lo 0,75% e l'Austria con lo 0,79%. Il contributo italiano è pari allo 0,85%.
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