"Un sostegno frammentato e poco
attento alle priorità strategiche non riesce a produrre un vero
impatto", ha dichiarato Bettina Jakobsen, membro della Corte dei
Conti europea responsabile della relazione. "Sebbene il Fondo
abbia contribuito a mantenere la migrazione in cima all'agenda
politica e dello sviluppo, dobbiamo ribadire le nostre critiche,
in quanto poco è cambiato dall'ultimo rapporto", ha notato.
Il Fondo si concentra sulla situazione di crisi in tre
regioni africane: il Sahel e lago Ciad, il Corno d'Africa e
l'Africa settentrionale; promuove la stabilità e la migliore
gestione dei flussi migratori, e affronta al tempo stesso le
cause profonde della destabilizzazione, degli sfollamenti
forzati e della migrazione irregolare in 27 paesi. Alla fine del
2023, il fondo aveva versato 4 508 milioni di euro su una
dotazione di 5 miliardi di euro. Una massa finanziaria definita
dalla corte "ingente" e dunque meritevole del suo scrutinio.
Ebbene. In generale, al momento "non ci sono ancora dati
sufficienti per stabilire se i progetti abbiano contribuito ad
affrontare le cause profonde dell'instabilità, della migrazione
irregolare e degli sfollamenti". Inoltre i progetti, sebbene
realizzati (e non è sempre così, perché gli ispettori hanno
verificato che in alcuni casi benché segnati come conclusi sul
terreno erano ancora in alto mare) non sembrano essere molto in
linea con gli obiettivi del programma.
Un esempio. "Un documento d'azione mirava alla creazione di
una stazione radio nella regione del Sahel per promuovere
l'espressione giovanile: di fatto, la nuova stazione trasmette
principalmente musica", nota la relazione. "Il documento è stato
approvato perché in linea con l'obiettivo strategico del
'miglioramento della governance e prevenzione dei conflitti',
tuttavia è difficile stabilire un collegamento con i criteri di
priorità" quali il "rimpatrio e la reintegrazione" o la
"gestione dei rifugiati". Stessa cosa per quanto riguarda "il
rifacimento del lungomare di Bengasi" o "la ristrutturazione del
teatro romano di Sabratha".
Ancora. Serie deficienze sono state riscontrate anche sul
fronte della protezione dei diritti umani, nonostante
l'attuazione, ad esempio, dello strumento di monitoraggio dei
partner terzi del programma libico. Nella filiera della messa a
terra dei progetti "non esistono procedure formali per la
segnalazione e la valutazione di presunte violazioni dei diritti
umani", nota il rapporto. "Dieci agenti coinvolti nei programmi,
intervistati in via confidenziale, hanno dichiarato di aver
segnalato ad altri colleghi violazioni dei diritti umani:
tuttavia, la Commissione, a livello centrale, ha registrato una
sola denuncia".
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