RIGA - Al fuciliere Giovanni Di Cerbo non mancheranno le zanzare. "Agguerritissime, pungevano attraverso la mimetica: ma di che si nutrono quando non ci stanno i soldati?". L'estate l'ha passata tra i boschi della Lettonia, distaccato presso la Brigata Multinazionale della Nato a guida canadese, chiamata a rafforzare il fianco est dell'Alleanza, ad un passo dalla Russia. L'Italia ne fa parte con il terzo contingente per uomini e mezzi. Gli Usa non ne fanno parte: esempio plastico che c'è vita, alla Nato, oltre Washington.
Ci sarebbe spazio per un altro aneddoto ma il Dardo finalmente scatta in avanti, il rombo del diesel copre ogni cosa e si parte per l'esercitazione, con la moka Bialetti da otto che penzola in bella mostra. Resolute Warrior è il 'war game' chiamato a testare per la prima volta la Brigata (nome in codice: MNB-LVA), costituitasi a luglio grazie al contributo di tredici nazioni: Albania, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Islanda, Lettonia, Montenegro, Macedonia del Nord, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Spagna e, appunto, Italia.
La MNB-LVA ha una presenza costante di circa 3.000 soldati ad alta prontezza, che diventano 3.500 per le esercitazioni annuali. L'ANSA ha preso parte alla fase conclusiva dell'esercitazione, uno scenario da articolo 5 - ovvero la risposta ad un attacco nemico - che, nella fattispecie, ha simulato una sortita nel teatro delle operazioni per riconquistare una porzione di territorio grazie al dispiegamento delle unità di fanteria, protette dai carri armati.
L'avversario, ufficialmente, non viene nominato. "Ma sono i russi, ovvio, chi vuoi che siano!", ridacchia un carrista spagnolo a blindati fermi. D'altra parte, se mai ci dovesse essere uno scontro tra Nato e Mosca (e si spera di no), è proprio tra queste immense distese di conifere del Baltico che probabilmente prenderebbe piede. L'intelligence occidentale indica che il Cremlino, entro 10 anni, potrebbe essere tentato dal testare la risolutezza della Nato a difendere ogni centimetro di suolo alleato. Specie qui, che solo 30 anni fa era ancora Unione Sovietica. Gli alleati non hanno quindi tempo da perdere se vogliono affinare la deterrenza.
"Direi che il test è stato un successo per l'Alleanza: con o senza gli Usa dobbiamo essere in grado di lavorare insieme, in un ambiente multinazionale", spiega il comandante della Brigata Cedric Aspirault. Non era scontato. I canadesi hanno voluto coinvolgere altri alleati nelle posizioni di vertice proprio per raggiungere un pieno spirito-Nato ed ottenere la massima interoperabilità. "L'Italia è stata con noi sin dall'inizio, c'è stata grande collaborazione e dunque il rafforzamento del gruppo di combattimento è stato un passo naturale", assicura. Roma in Lettonia schiera i carri Ariete e Centauro, i veicoli di fanteria Dardo, il personale del genio, la difesa aerea, la difesa anti-tank e gli specialisti della protezione CBRN (chimica, biologica, radiologica, nucleare).
Il maggiore Nicola Nuzzi sfoggia con orgoglio il suo Centauro, che ormai inizia ad avere i suoi annetti. "Si è comportato molto bene e qui, che c'è un terreno sabbioso, mi sono divertito molto a guidarlo", confida. Anche lui calca la mano sulla "bella esperienza" nel far parte di una forza multinazionale. E la Russia? "Il nostro compito è la deterrenza, siamo pronti, e io mi sento tranquillo: so di cosa siamo capaci noi dopo l'addestramento". Ma il lavoro alla base militare di Adazi non è finito, da qui al 2027 arriveranno nuovi mezzi ed effettivi, per rinforzare sempre di più la Brigata (difese aeree, radar, sistemi anti carro, droni e sistemi anti-drone) blindando così il quadrante. La Nato, insomma, è tornata al core business di un tempo. "E serve, ve l'assicuro", dice Di Cerbo, prima di zompare giù dal Dardo per andare a sparare ai russi immaginari. Così che restino tali.
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