(di Michele Esposito)
Migranti e automotive, sotto il
grande tema della guerra in Ucraina e degli effetti del ritorno
di Donald Trump. La missione a Bruxelles di Giorgia Meloni, per
il primo Consiglio europeo presieduto da Antonio Costa, si
riassume innanzitutto in questi tre concetti. Sul primo punto la
premier ha scelto una strada molto simile a quella dello scorso
ottobre: riunire i Paesi membri che sostengono la linea dura sui
flussi illegali. L'incontro degli undici 'falchi' è previsto
prima dell'inizio del summit Ue. La presenza di Ursula von der
Leyen - che a ottobre era al tavolo - non è confermata ma, nei
fatti, la presidente della Commissione ha mostrato di volersi
occupare in prima persona del dossier migranti e di condividere
quasi, o tutto, quello che sostiene il governo.
I leader di Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia,
Ungheria, Malta, Slovacchia hanno risposto sì alla convocazione
di Italia, Danimarca e Olanda. Insieme rilanceranno la necessità
di rimpatri rapidi e efficaci, nonché di avere una lista nuova
di zecca di Paesi sicuri, complice anche quanto accaduto in
Siria. Von der Leyen ha già assicurato che proporrà una
direttiva sui rimpatri a febbraio. Più complesso è lavorare al
nuovo elenco di Paesi sicuri, così come ricorrere
all'applicazione anticipata di alcune parti del Patto sulla
migrazione e l'asilo, visto le sensibilità diverse delle
cancellerie europee, ad esempio sul tema dei ricollocamenti.
La via albanese degli hub per i rimpatri nei Paesi terzi,
indicata da Meloni a Roma e a Bruxelles, ha guadagnato la
curiosità di tanti, prima fra tutti von der Leyen. Il tema,
però, è spinoso. Chi in Ue lavora al dossier è consapevole delle
resistenze di molti Paesi - in primis la Spagna, dove il
tentativo fatto da Roma con l'Albania viene giudicato come un
fallimento - e del caos che potrebbe innescare una simile
iniziativa all'Eurocamera. Meloni ne parlerà anche al summit dei
27 nel pomeriggio, quando sul tavolo approderà il dossier.
Già in occasione del vertice Ue-Balcani le immagini del
circuito televisivo hanno catturato la premier mentre parlava
con Viktor Orban e il premier albanese Edi Rama. E il leader
magiaro, in serata, ha affidato a X una foto che lo ritraeva
fianco a fianco con Meloni.
Il capo del governo italiano, tuttavia, già al pranzo di
lavoro potrebbe far sentire la sua voce, questa volta assieme al
premier ceco Petr Fiala. L'argomento questa volta è l'automotive
è la necessità di modificare lo stop ai veicoli a combustione
fossile entro il 2035. "Stiamo lavorando con l'Italia per
rinviare le multe per gli obiettivi di emissione del 2025 e
vogliamo avviare un dibattito sulla modifica delle norme", ha
anticipato Fiala. Roma e Praga porranno il tema nell'ambito del
dibattito - tra i soli leader, per volere di Costa - sul ruolo
dell'Ue nel mondo. Tradotto: come muoversi con Donald Trump
negli Usa da un lato e la Cina dall'altro, con l'incubo di nuovi
dazi all'orizzonte. Meloni si è fatta già portavoce di una via
"pragmatica", condivisa peraltro finora da Bruxelles. Ed è una
via i cui effetti, sul fronte del sostegno Ue, potrebbero essere
già chiari nella riunione serale, nella residenza del segretario
generale Mark Rutte, con Volodymyr Zelensky e un gruppo
ristretto di Alleati.
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