(di Chiara De Felice)
BRUXELLES - L'Italia è "l'economia più creativa d'Europa", la sola in grado di produrre un grande valore aggiunto, ma il suo potenziale rischia di rimanere inespresso e il Paese "è meno ricco di quello che potrebbe essere", perché "c'è qualcosa che tiene la crescita permanentemente più bassa della media Ue". E' questo il "gap da colmare", grazie alle riforme e all'aiuto degli strumenti Ue come il piano per gli investimenti, che in Italia può creare fino a 400mila posti di lavoro. In un'intervista all'ANSA Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Ue responsabile di crescita e occupazione, plaude allo sforzo riformista del Governo, invita a non accontentarsi, e avverte: per vedere gli effetti delle riforme servono dai sei agli otto anni.
"L'Italia è l'economia più creativa d'Europa, numero uno nel creare valore aggiunto", il che è "una base solida" ma "il Paese è meno ricco di quello che potrebbe essere", perché "c'è qualcosa che tiene la crescita permanentemente più bassa della media Ue. Un'economia così creativa avrebbe tutte le ragioni per sostenere una crescita molto più elevata". Invece "se si guarda alla crescita storica, e la si paragona con le altre dell'Unione, dai primi anni '90 è sempre sotto la media, e questo gap è qualcosa che dobbiamo colmare". Il problema della crescita, ha spiegato, "è di natura strutturale e non ciclica", e "per questo le riforme sono molto importanti".
Il Governo ne ha già fatte di "buone e cruciali", come P.A., lavoro, banche, giustizia. Tutti colli di bottiglia che tengono imbrigliata la ripresa. Il Governo "sa bene cosa deve essere fatto", anche se è un processo lungo: "Non puoi cambiare tutto in una notte", molte di quelle "sfide strutturali possono essere affrontate in 6-8 anni". Per fortuna, c'è anche l'Europa a dare una mano. Soprattutto col piano per gli investimenti (EFSI), che "Italia è stata estremamente brava ad usare". E' "la seconda più grande beneficiaria, ha già usato 6,5 miliardi che sbloccheranno 36,7 miliardi di investimenti aggiuntivi", e già "205.931 Pmi stanno prendendo i fondi". EFSI, ha spiegato Katainen, "è stato anche usato per progetti di infrastrutture, come l'ospedale di Treviso, un investimento unico, combinato con l'investimento ad impatto sociale". L'impatto sull'occupazione è presto detto: "Se si calcola che ogni Pmi assumerà una o due persone in più, si creeranno 205mila o 410mila posti di lavoro". Avere "così tante Pmi" che chiedono fondi per sviluppare il loro business, "è un buon esempio che c'è qualcosa di speciale nell'economia italiana".
E' vero, però, che questo non basta a far recuperare agli italiani, i più euroscettici degli ultimi sondaggi, la fiducia nell'Ue. Quello è un compito che spetta ai politici: "Sono sicuro che il 99% degli italiani non conosce l'EFSI e non sa che ha finanziato 200mila pmi". Ma non servono campagne d'informazione: "Le persone dovrebbero sentire dai loro politici cosa è la Ue", e i Governi dovrebbero avere una loro "agenda per l'Europa" e spiegare ai cittadini per cosa spingono a Bruxelles. Se non lo fanno, o se "accusano l'Europa di tutto come ha fatto il Regno Unito per vent'anni", si finisce con la Brexit. Che, però, paradossalmente, ha frenato i populisti: "In molti Stati è stata una sveglia per chi era contro la Ue per motivi opportunistici. E in molti Paesi ho visto che i Governi hanno cambiato posizione".
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