BRUXELLES - Ancora sei mesi di vita per l'Europa come la conosciamo oggi, poi tutto sarà diverso: cambieranno il Parlamento europeo e la Commissione, saranno azzerati i più alti vertici delle istituzioni, da Van Rompuy a Barroso e Ashton, e forse cambierà anche il vento politico, visto che dalle elezioni europee ci si aspetta una grande affermazione di euroscettici e destre che potrebbe costringere ad una 'grande coalizione' popolari-socialisti anche a Strasburgo. In uno scenario di completo rinnovamento, centrale sarà il ruolo dell'Italia che assumerà la presidenza di turno proprio a giugno 2014: dovrà gestire il toto-nomine e i primi passi delle nuove istituzioni.
I primi sei mesi del 2014, che separano la Ue dalle elezioni europee del 20-25 maggio, saranno i più duri: prima di tutto c'è da completare l'Unione bancaria, e Consiglio e Parlamento sono già in lite. I capi di Stato e di governo hanno delineato uno schema unico di risoluzione delle banche in crisi che non piace per niente all'Eurocamera. Parte quindi ora il negoziato tra i due, più la Commissione, per arrivare ad aprile, ultima plenaria prima dello scioglimento del Parlamento, con un testo che metta tutti d'accordo.
Sul completamente dell'Unione bancaria l'Europa ci ha messo la faccia: la considera il più grande risultato dall'introduzione dell'euro, e ha promesso alla Banca centrale europea di finire il lavoro in tempo per giugno, non solo perché Strasburgo chiude ma anche perché entrerà nel vivo la sorveglianza della Bce sulle banche dell'Eurozona, e per questo servono regole chiare in caso vengano alla luce problemi degli istituti.
Tolta l'Unione bancaria, restano piccoli dossier da portare a termine: la direttiva tabacco che introduce le immagini choc sui pacchetti e su cui le lobby del tabacco si sono scatenate, la Commissione deve chiudere in primavera la sua indagine su Google e capire se multarlo per abuso di posizione dominante oppure no, il Parlamento chiudere la sua indagine sul Datagate, ascoltando anche Snowden la cui audizione via Skype è stata di recente rimandata di qualche mese.
Ma questi sei mesi serviranno soprattutto a prepararsi all'Europa che verrà, e tutti cominciano a puntare ai posti che contano: per la prima volta il Parlamento europeo avrà voce in capitolo sulla nomina del presidente della Commissione, e quindi i partiti nei prossimi mesi sceglieranno ognuno il proprio candidato. Dopo le elezioni il Parlamento appoggerà il candidato del partito che pesa di più e lo proporrà al Consiglio, il quale dovrà tenere conto del parere del Parlamento ma potrà anche proporne uno suo e poi negoziare.
La Commissione decadrà ad ottobre, e per allora il sostituto di Barroso dovrà già essere stato individuato. Finora si sa che per il Ppe tra i papabili c'è l'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, il francese commissario al mercato interno Michel Barnier e c'è un ipotesi direttore del Fmi Christine Lagarde. I socialisti formalizzeranno la candidatura di Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento Ue, nel congresso di febbraio a Roma, quando il Pd dovrà decidere se entrare nella famiglia dei socialisti europei come vuole il segretario Renzi. Per i liberali se la vedono invece il commissario agli affari economici Olli Rehn e l'ex premier belga Guy Verhofstadt.
Sarà la presidenza italiana a chiudere sia la partita della nuova Commissione che quella delle altre candidature di peso cioè il presidente della Ue e l'Alto rappresentante della politica estera, che ancora non hanno un nome. Per il resto sarà un 'semestre bianco', con attività legislativa praticamente assente con l'eurogoverno in scadenza. Ci sarà solo da gestire il negoziato con la Germania sui contratti per le riforme, che sono slittati a ottobre, e cercare di ridare centralità al tema immigrazione, sul quale l'Europa continua per ora solo a riflettere.
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