BRUXELLES - La rete unica in fibra servirà a rilanciare l’Italia e, se l’accordo tra Telecom e Open Fiber si farà "dentro le regole europee", anche l’Europa saprà vederla di buon occhio. Ne è certa l’eurodeputata del Partito democratico, Patrizia Toia, che in un’intervista all’ANSA approfondisce il tema del momento sullo sviluppo digitale del Belpaese. Dare avvio a una strategia sulla rete unica "è un passo importante e urgente, va nella direzione giusta" e, al contempo, "ci permetterà di concorrere alle risorse del Recovery Fund", spiega la vicepresidente della commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia al Parlamento europeo. A patto però che "la governance sia ben calibrata, vi sia parità di condizioni per tutti gli operatori che agiranno sulla rete" e sia data una chiara "impronta pubblica" al progetto.
"Il nostro Paese soffre un digital divide molto importante rispetto al resto d'Europa, soprattutto a causa della mancanza di un’infrastruttura digitale adeguata, ben distribuita geograficamente e veloce", sottolinea l’eurodeputata dem, che definisce una "scelta condivisibile" quella agevolata dal governo per l’unione – con Tim e Open Fiber (controllata da CdP e Enel) – delle due reti Internet di cui l’Italia attualmente dispone ma che si presentano incomplete e con due tecnologie diverse. "In prospettiva – prosegue Toia –, il grande sforzo per creare e completare una doppia infrastruttura non sarebbe sostenibile. La strategia della rete unica si spiega nell'ottica di ottimizzare gli investimenti e portare la banda larga in tutte le zone del Paese, non solo alle aree commerciali, ma anche alle zone ‘bianche’ o a fallimento di mercato, e a quelle ‘grigie’, per superare le attuali dannose coperture a macchia di leopardo. Perché la rete è essenziale per lo sviluppo industriale, ma anche per tutta la società civile, e" in tempi di pandemia "abbiamo avuto tutti modo di accorgercene".
Il disegno di una fusione delle reti, sia secondarie che primarie, a partire da Fibercop, la società di Tim che va dall’armadietto alle abitazioni con la prospettiva di unire poi anche la rete primaria con quella di Open Fiber, vede anche la possibilità di una partecipazione, oltre ai fondi d’investimento, di altri operatori delle Tlc, "prefigurando la realtà di una società con ampia e varia partecipazione, e quindi non verticalmente integrata", ricorda Toia. Tuttavia, precisa, "serve molta attenzione sugli aspetti più delicati". Dalle garanzie di equità a tutti gli operatori che agiranno sulla rete, "sia per accesso che per modalità di utilizzo", alla governance, dove dovrà esserci "un equilibrio tra pubblico e privato, con una centralità effettiva del pubblico nelle decisioni su investimenti e strategie". Per questo, "il ruolo e il peso di CdP saranno fondamentali per garantire l'interesse pubblico". Inoltre, aggiunge la deputata, "l'operazione deve avvenire entro le regole delle authority e dunque essere coerente con la normativa italiana ed europea".
L’occhio di Bruxelles segue infatti gli sviluppi e non mancherà, nel caso in cui il progetto prendesse slancio, di verificare il rispetto dei parametri europei. Soprattutto dal punto di vista concorrenziale. ”Nessuno può anticipare ipotesi di valutazione. Se l’antitrust Ue non ravvisa elementi che vanno a incidere nel quadro economico europeo, può anche lasciare l’analisi all'autorità nazionale”, dice Toia. Se Bruxelles dovesse comunque deliberare, a convincerla potrebbe essere il profilo "strategico-politico" dell’operazione. Da una parte, infatti, in Italia la situazione è particolare perché "la mancanza di un’infrastruttura via cavo, che oggi sarebbe convertibile per le telecomunicazioni, rende impossibile il paragone con altri Paesi europei che hanno potuto utilizzarla per creare reti concorrenziali", sottolinea l’eurodeputata. Dall’altra, "attraversiamo un momento in cui la crescita è un imperativo impellente" e la rete unica è ”una spinta per lo sviluppo” dell’Italia.
Si tratta, dunque, di "un passaggio delicato ma indispensabile" anche per assicurarsi i fondi europei. Le trattative tra il Parlamento e il Consiglio Ue per delineare in modo definitivo le risorse all’interno del Recovery Fund e del prossimo bilancio Ue entrano nel vivo proprio in queste settimane e tra i cavalli di battaglia sia del Parlamento Ue che della Commissione, "il digitale è il filo rosso per rilanciare l’economia", prosegue Toia. Un filo che i governi dovranno seguire nell’implementare i piani nazionali da sottoporre alla Commissione Ue. L’obiettivo del Pe è "chiudere le trattative entro ottobre o al massimo novembre" e dare concretezza all’introduzione di nuove entrate comuni per reperire risorse con cui ripagare i prestiti, tra cui la web tax. "Il tema della regolamentazione fiscale" delle grandi aziende tecnologiche "si pone nettamente", aggiunge Toia. "Noi aspettiamo sempre l'Ocse, ma non possiamo rimanere fermi all’infinito. Se andiamo avanti insieme come Europa, anche l’eventuale minaccia di ritorsioni di Trump è meno preoccupante".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA