"Entro il prossimo giugno presenteremo proposte legislative per raggiungere il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni del 55%. Espanderemo e sottoporremo a revisione il mercato Ets, adattaremo il regolamento sullo sforzo di riduzione e il quadro normativo sull’uso dei terreni, rinforzeremo gli obiettivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica e continueremo a rendere più solidi gli standard di emissioni dei veicoli". L’elenco lo ha stilato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans presentando il nuovo piano per il clima per il 2030.
La pietra angolare del piano è la proposta di aumentare il target di riduzione delle emissioni dal 40% di oggi al 55%. E su questa pietra la Commissione intende costruire un nuovo edificio normativo su clima e ambiente. Questo nonostante la precedente Commissione guidata da Jean Claude Juncker abbia terminato la revisione completa di regolamenti e direttive nel 2018.
Gli stessi leader europei, in effetti, avevano invitato la nuova Commissione a esplorare la fattibilità di un target tra il 50 e il 55%. Ma la macchina legislativa non andrà a pieno regime prima del 2021. L’autunno sarà la stagione del confronto politico.
L'analisi di impatto dell'Esecutivo è già sul tavolo delle cancellerie europee e proprio sulla valutazione di impatto si giocherà il futuro prossimo del dibattito. Al momento in Consiglio ci sono diversi gruppi di paesi con posizioni definite, ma altri non ne hanno ancora. Paesi nordici, Francia e Spagna sostengono la Commissione. Le potenze manifatturiere Germania e Italia si posizioneranno in base all’esame del piano, e comunque tra il 50 e il 55%. Polonia, Repubblica ceca e Ungheria potrebbero bloccare ulteriori accordi.
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