Le energie pulite sono un settore in crescita sostenuta in Europa, ma a forte rischio di arresto di sviluppo per mancanza di investimenti in ricerca. Sono le conclusioni del primo rapporto sulla competitività delle energie pulite in Europa, della Commissione europea. Il documento si concentra su eolico, in particolare offshore, solare, stoccaggio di energia e batterie, capacità di utilizzare l'elettricità nei trasporti e nell'industria, soprattutto attraverso batterie e idrogeno, e reti intelligenti. Le conclusioni descrivono un settore in crescita, che supera le fonti di energia convenzionali per valore aggiunto, occupazione e lavoro produttivo.
Al tempo stesso, però, stanno diminuendo gli investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione (R&I) con prospettive non rosee sullo sviluppo di tecnologie chiave. Inoltre, il settore energetico non investe molto in R&I rispetto ad altri settori e, nel suo ambito, sono le compagnie petrolifere e del gas a investire di più in tecnologie del futuro.
Il divario di investimenti, prosegue l’analisi, è dovuto alla grande capacità dell'Ue di creare un mercato interno forte (obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2, efficienza energetica ed energie rinnovabili) che si scontra con un deficit di interventi su alcune caratteristiche del mercato dell'energia (in particolare l'elevata intensità di capitale, i lunghi cicli di investimento, le nuove dinamiche di mercato, insieme a un basso tasso di ritorno sull'investimento), rendendo difficile attrarre livelli sufficienti di investimenti in questo settore, il che influisce sul suo capacità di innovare.
L'esperienza del fotovoltaico, con l'Europa apripista di mercato ma perdente sul fronte tecnologico, rischia di ripetersi senza "politiche per sostenere la capacità dell'industria dell'Ue di rispondere" alla domanda creata con i target.
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