BRUXELLES - "Personalmente, sono molto riluttante a iniziare con l’introduzione severa della rottura o separazione strutturale delle società" in caso di pratiche sleali, "tuttavia, le multe da sole non risolvono il problema". Questa la posizione espressa da Armin Jungbluth, capo della divisione dei servizi digitali del ministero dell'economia tedesco, durante una conferenza organizzata da Act – The App Association, rispondendo a chi chiedeva se la Germania seguirà la linea della Francia per sostenere la potenziale separazione strutturale dei servizi delle Big Tech in caso di indagini antitrust. Questa via d’azione è stata perseguita in passato dall'ex ministro dell'economia tedesco Sigmar Gabriel, ma alla fine non è riuscito a convincere i parlamentari tedeschi, ha ricordato Jungbluth.
L’opzione delle separazioni strutturali è sul tavolo di Bruxelles per la stesura del Digital Markets Act, che sarà presentato il prossimo il 2 dicembre, insieme al Digital Service Act per regolamentare le grandi piattaforme del web. Sostenuta dal commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, questa via non è ritenuta adatta all’economia digitale dalla vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. "Per quanto riguarda i grandi gatekeeper, siamo favorevoli a una combinazione tra l'introduzione di chiari obblighi e divieti o restrizioni di alcune pratiche commerciali sleali, la cosiddetta lista nera, e l'adozione di rimedi su misura caso per caso", ha affermato Jungbluth, aggiungendo che è importante disporre di una serie di "criteri quantitativi o qualitativi chiaramente definiti" per valutare quali piattaforme saranno soggette a tali obblighi e divieti. Pertanto, "il primo passo, più difficile" per l'esecutivo dell'Ue sarà definire cosa sia una "piattaforma gatekeeper". La Germania, che attualmente detiene la presidenza semestrale dell’Ue, sostiene anche l'idea di istituire un regolatore paneuropeo per sorvegliare l'applicazione delle nuove norme sulla concorrenza nel settore.
Berlino intende preservare gli elementi chiave della direttiva sull’e-commerce del 2000. Tra questi, l'esenzione dalla responsabilità delle piattaforma sui contenuti condivisi. Tuttavia, Jungbluth ritiene anche che tali misure possano dover essere "integrate" da "incentivi ad assumersi la responsabilità" per le piattaforme. Il "principio del paese di origine" della direttiva sul commercio elettronico, che afferma che i fornitori di servizi debbano rispettare solo le leggi dello Stato membro in cui sono legalmente stabiliti quando operano in tutto il blocco, poi dovrebbe essere "ripensato", secondo il funzionario tedesco.
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