La tassazione delle importazioni basata sul 'contenuto di CO2' dei prodotti "non è protezionismo stile XIX secolo, ma è precauzione, nel senso che non è per proteggere i produttori, ma per proteggere i cittadini". Così Pascal Lamy ha risposto alle critiche di alcuni rappresentanti dei paesi del Pecc (Pacific Economic Cooperation Council) sulla proposta che la Commissione presenterà l’anno prossimo per un meccanismo di adeguamento del prezzo della CO2 alla frontiera.
L'ex direttore del Wto, già braccio destro di Jacques Delors, e oggi presidente emerito della Fondazione che porta il nome del più celebre presidente della Commissione europea, ha raccontato l’aneddoto in un seminario organizzato dalla European Climate Foundation. "Ho partecipato a questo incontro dei paesi Pecc e alcuni, come Cina e Indonesia, hanno criticato il meccanismo defindendolo 'protezionismo stile XIX secolo'", ha esordito.
"Ho risposto - ha proseguito - che semmai è 'precauzionismo', cioè serve a proteggere i cittadini dal rischio di un riscaldamento globale fuori controllo, poi li ho invitati a considerare cosa è successo nell’ultimo anno, con gli impegni di Cina, Giappone, Corea, Ue e speriamo presto anche gli Usa, il 75% dell’economia globale vuole essere a emissioni zero entro metà secolo".
"In terzo luogo – ha continuato Lamy – ho detto ai critici che se anche loro inizieranno a ridurre le emissioni come vogliamo fare noi, la tassa non servirà". "Certo – ha concluso – sappiamo che la misura è molto difficile da applicare e per essere davvero credibili dovremmo utilizzare i proventi per la transizione verde nei paesi in via di sviluppo".
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