Dal 2024, le batterie ricaricabili per veicoli industriali ed elettrici immesse sul mercato dell'Unione dovranno avere una dichiarazione sull'impronta di carbonio. E’ solo uno dei nuovi requisiti che la Commissione europea prevede per le batterie made in Europe e importate, secondo la proposta di regolamento presentata giovedì.
L'Esecutivo Ue vuole requisiti obbligatori di etichettatura e riciclo per tutte le batterie (industriali, automobilistiche, per veicoli elettrici e portatili), anche provenienti da paesi terzi. Il regolamento all’insegna dell’economia circolare e del Green Deal e va a rimpiazzare la direttiva in materia del 2006. In 14 anni il mercato è cambiato e l'Ue vuole farsi trovare pronta.
A partire dal 2027, è il piano dell’Esecutivo Ue, le batterie per veicoli industriali ed elettrici con accumulo interno dovranno dichiarare il contenuto di cobalto, piombo, litio e nichel riciclati in esse contenute. Dal 2030, queste batterie dovranno contenere livelli minimi di contenuto riciclato (12% di cobalto; 85% di piombo, 4% di litio e 4% di nichel). Dal 2035, questi livelli sarebbero stati ulteriormente aumentati.
La commissione vuole inoltre aumentare l'obiettivo di raccolta differenziata per le batterie portatili dall'attuale 45% al 65% nel 2025 e al 70% nel 2030, e rafforzare l'obbligo esistente di raccolta di tutte le batterie per automobili e veicoli industriali ed elettrici.
Per garantire la tracciabilità si prevede la creazione di un passaporto digitale per le batterie. Il regolamento serve a dare un quadro regolamentare certo e di lungo periodo alla produzione europea. "L'Europa comincerà presto a esportare batterie dopo essere stata per anni importatrice netta – ha detto il commissario Ue Paolo Gentiloni – nel 2019-2020 gli investimenti Ue in batterie hanno superato quelli di Usa e Cina".
Una crescita testimoniata e sostenuta anche dall’Alleanza per le batterie, partnership pubblico-privata nata su iniziativa franco-tedesca cui partecipa anche l'Italia. La Commissione, inoltre, ha già dato il via libera a 3,2 miliardi di aiuti pubblici da un gruppo di sette paesi, tra cui l'Italia, per un progetto di interesse comune (Pic) sulla ricerca e innovazione in tutti i comparti del settore. Un altro progetto dello stesso tipo, con dodici paesi e 45 imprese, è in corso di valutazione e dovrebbe ricevere l'ok di Bruxelles nelle prime settimane del nuovo anno.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA