L'industria europea deve fare "un salto tecnologico, diventare più competitiva", e "non perché lo dicono le policy dell'Ue, ma perché è nelle cose". Le nuove tecnologie e l'occasione di rilancio che offrono all'economia europea grazie al Green Deal e al piano Ue per la ripresa sono il punto su cui Mauro Petriccione, Direttore generale della Dg Clima della Commissione europea, insiste di più nella sua intervista all'ANSA.
La sua direzione è impegnata in una revisione profonda delle politiche Ue sul clima, con novità importanti attese l'anno prossimo su una legislazione approvata appena due anni fa. "Avremmo voluto mantenere più stabilità normativa per i prossimi 10 anni, ma il costo sarebbe stato troppo alto, abbiamo preferito correggere il sistema adesso per non sconvolgerlo poi", racconta. "L'azione è urgente – precisa – e oggi, nonostante il Covid, abbiamo le possibilità, le tecnologie, i fondi, a volontà politica e il sostegno degli elettori per creare", attraverso i nuovi target 2030, "un piano progressivo ed equilibrato" verso la neutralità climatica al 2050.
Tutto potrebbe cambiare. Il sistema Ets, per cominciare. Anche se, assicura Petriccione, "non abbiamo intenzione di stravolgerlo". "Per i settori già coperti dall'Ets oggi, energia e industria, lo sforzo di adattamento delle imprese al nuovo sistema sarà limitato", spiega. La Commissione sta studiando come inglobare altri settori nel mercato delle emissioni Ue. "Stiamo guardando ai trasporti – afferma Petriccione – con la convinzione che la decarbonizzazione non la farà l’aumento del prezzo alla pompa, ma gli standard di emissione di CO2 per i produttori" di autoveicoli.
"Per gli edifici – prosegue – la logica è la stessa. La via più semplice sarebbe far aumentare il prezzo del combustibile da riscaldamento, i consumi calerebbero, le emissioni pure. Ma lo pagherebbero solo i consumatori. Allora il risparmio energetico deve avvenire con la riqualificazione edilizia". Insomma, "se ci sono meccanismi per dare alternative ai consumatori certe scelte saranno fatte, altrimenti no" perché "senza queste alternative avremmo una reazione in stile gilet gialli".
Anche il regolamento effort sharing (per le emissioni di agricoltura, trasporti ed edilizia) sarà ripensato. "Va superato il concetto che lo vede uno strumento residuale affidato totalmente ai paesi membri – spiega Petriccione – anche perché questo approccio non sta funzionando". "Dovremo sicuramente ripartire lo sforzo addizionale tra nuovi strumenti europei e nuove richieste agli Stati membri – dichiara – ci stiamo chiedendo qual è il mix ottimale. Ma aumentare semplicemente gli obiettivi nazionali senza preoccuparsi dei risultati e di come i paesi li raggiungono non è razionale".
Altra proposta molto attesa è quella della tariffa doganale, o 'meccanismo di adeguamento', per i prodotti importati da paesi con politiche climatiche meno stringenti, che potrebbe aprire scenari da guerra commerciale. "Chiariamo una cosa – premette Petriccione, che viene da decenni alla direzione generale commercio della Commissione – la misura serve a correggere solo le differenze di competitività originate dalle politiche climatiche". Se non fosse così, "ci esporremmo al rischio di guerre commerciali" conviene. Viceversa, riprende, "una misura limitata a evitare lo scompenso legato ai costi iniziali più elevati di nuove tecnologie verdi che noi utilizziamo, rispetto a tecnologie più inquinanti dei concorrenti, sarebbe compatibile con il Wto e politicamente difendibile con i nostri partner".
"Molti – sottolinea il direttore generale – si stanno facendo illusioni pericolose, e dobbiamo ripetere che questa misura non serve a risolvere il differenziale di competitività generale, che noi abbiamo con molti partner commerciali nel mondo".
"C’è un solo settore in cui questo non è vero, in cui innoviamo più velocemente e meglio degli altri, e sono le tecnologie ‘verdi’ – insiste Petriccione – sempre che siamo capaci di portarle sul mercato". La sfida tecnologica come chiave di sostenibilità e competitività è il punto su cui l'alto funzionario Ue insiste di più. "Il salto tecnologico va fatto perché abbiamo sfruttato quasi tutto il margine su risparmio energetico, efficienza e produttività. La scelta fondamentale è se lo facciamo investendo sui combustibili fossili o su tecnologie capaci di evitarli".
Petriccione, nato a Taranto, fa l'esempio della sua città e dell'acciaio verde. "L'industria europea è di primo livello, abbiamo messo molti sforzi nel riqualificarla, ma è sempre sotto pressione – dice – deve innovare e diventare più competitiva, ma con le acciaierie attuali non è possibile. Anche ammettendo di risolvere il problema ambientale con una bacchetta magica, a chi e con quale competitività sul prezzo rispetto ai nostri concorrenti venderemmo l'acciaio prodotto a Taranto? Lo status quo non è più sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale. L'innovazione è un obbligo. Noi – conclude – abbiamo l'opportunità e la necessità di indirizzarla in una direzione più giusta, sostenibile, pulita ma anche competitiva".
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