Gli Stati membri dell'Ue stanno "progredendo a ritmi diversi" in termini di protocolli di sicurezza introdotti dalla Commissione europea per garantire la sicurezza delle reti di telecomunicazioni di prossima generazione. E' quanto riferisce la Corte dei conti europea impegnata in un audit lanciato a dicembre e della durata di un anno sullo sviluppo del 5G in Ue.
In un incontro con la stampa, i revisori dei conti hanno affermato che la loro indagine, seppur in fase iniziale, ha già portato alla luce prove di un approccio divergente alla sicurezza del 5G tra gli Stati membri, nonché differenze nelle tempistiche di implementazione della tecnologia in tutto il continente.
A seguito del lancio del toolbox sul 5G della dalla Commissione Ue, gli Stati membri avevano il compito di valutare il profilo di rischio dei fornitori di servizi di telecomunicazioni e di applicare restrizioni per quelli considerati ad alto rischio, con un riferimento non esplicito agli operatori cinesi Huawei e ZTE. Una recente relazione Ue sullo stato di avanzamento dei piani ha sollecitato gli Stati membri a compiere "progressi urgenti" nella mitigazione dei rischi.
"Gli Stati membri hanno sviluppato e iniziato ad attuare le misure di sicurezza necessarie per mitigare i rischi. Ma dalle informazioni raccolte finora, gli Stati membri sembrano progredire a un ritmo diverso", ha detto Paolo Pesce, del team della Corte dei conti Ueche guida l'audit, evidenziando che in Europa non vi è ancora armonizzazione sugli standard. Una prima evidenzia confermata anche da Annemie Turtelboom, il membro della Corte dei conti europea che guida l'audit, che ha aggiunto che i revisori di sonderanno l'intenzione dei Paesi Ue di trovare un compromesso sulla sicurezza e la velocità di distribuzione della nuova tecnologia.
In Svezia intanto Ericsson sarebbe pronta a rivedere pesantemente i propri piani e addirittura la propria presenza nel Paese - finora l'unico in Ue ad aver ufficialmente messo al bando le aziende cinesi, Huawei in particolare - se non ci sarà un dietrofront del governo. A rivelarlo è stato il quotidano di Stoccolma Dagens Nyheter, secondo cui il ceo della multinazionale svedese delle tlc, Borje Ekholm, starebbe da tempo facendo pressioni sul ministro del Commercio estero, Anna Hallberg.
Già a inizio dicembre il ceo dell’azienda svedese aveva allertato sui rischi del ban ai fornitori cinesi. Rischio che si è già concretizzato in uno slittamento dell’asta per le frequenze 5G. Secondo Ekholm la decisione del regolatore svedese di vietare la partecipazione di Huawei alle gare 5G limita la libera concorrenza e i viola i principi della libertà di commercio, rischiando anche di impattare sul business di Ericsson in Cina, dove l’azienda ottiene circa il 10% dei ricavi e si è aggiudicata contratti con tutti e tre i principali operatori mobili nazionali per la fornitura di apparecchiature radio per le reti 5G.
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