L’Italia beneficerà di uno sconto da 184mln l’anno sul prelievo Ue sugli imballaggi in plastica non riciclati. Si tratta della riduzione maggiore tra i paesi Ue e, stando ai dati Eurostat più recenti (2018), porterebbe il contributo nazionale atteso da un miliardo a 840mln l'anno. Ma il calcolo andrà fatto sui dati preliminari 2021 e sarà adeguato con quelli ufficiali nel 2023.
Secondo la decisione del Consiglio sulle "risorse proprie", per "evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali", i 17 paesi che nel 2017 avevano reddito nazionale lordo al di sotto della media Ue , tra cui l’Italia, hanno diritto a una riduzione forfettaria sul contributo alle casse Ue da 80 centesimi di euro per chilo di imballaggi in plastica non riciclata. Il meccanismo, approvato all'unanimità dai capi di governo nel vertice Ue di luglio, fa parte appunto delle nuove "risorse proprie" del bilancio Ue e, dopo la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali, si applicherà con valore retroattivo dal 1 ° gennaio 2021. Italia e Cipro hanno già ratificato la decisione.
Oltre alla ricchezza, a essere determinante nel meccanismo di adeguamento è la popolazione: per questo l’Italia ha la riduzione maggiore, poi Spagna (142mln) e Polonia (117mln). Stesso principio si applicha a Bulgaria (22mln), Cechia (32mln), Croazia (13mln), Cipro (3mln), Estonia (4mln), Grecia (33mln), Lettonia (6mln), Lituania (9mln), Malta (1,5mln), Portogallo (31mln), Romania (60mln), Slovacchia (17mln) Slovenia (6,2mln) e Ungheria (30mln).
Il calcolo del prelievo (80 cent al chilo di imballaggio in plastica non riciclato) invece si basa sui dati che già oggi gli Stati inviano a Eurostat per gli obblighi delle direttive Ue sui rifiuti. Prendendo a riferimento i più recenti, nel 2018 l’Italia produceva circa 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica e ne riciclava il 43,8% (di poco superiore al dato Ue del 41,5%). Ottanta centesimi al chilo per il 56,2% non riciclato significherebbe oltre un miliardo di euro, 846 milioni dopo la riduzione. Per la Francia, che produce rifiuti da imballaggio in plastica in volumi di poco superiori all’Italia (2,4 milioni) ma ne ricicla meno del 27%, ci si aspetta un conto più salato. Stesso discorso per la Germania, con un’alta percentuale di riciclo (46,4%) e una produzione che tuttavia supera le 3,2 milioni di tonnellate.
Ma il calcolo andrà fatto sul 2021. Il regolamento del Consiglio prevede infatti che entro il 15 aprile di ogni anno, ogni Stato membro trasmetta alla Commissione, le stime per l'anno in corso e l'anno successivo. Nel 2021, dopo l'entrata in vigore della decisione sulle risorse proprie, l’Italia e gli altri paesi europei verseranno i loro contributi, su base mensile, in base a queste previsioni. Il prelievo sarà adeguato dopo luglio 2023, quando saranno disponibili i dati finali.
Il contributo è visto da Bruxelles come un incentivo a ridurre l'inquinamento da rifiuti di imballaggi in plastica, con gli Stati a decidere le misure più adatte, come la regolamentazione, la promozione del riciclo, o la tassazione a livello nazionale. Secondo le stime della Commissione europea, il meccanismo dovrebbe garantire circa 6 miliardi all’anno di entrate per il bilancio Ue.
Per approfondire, si possono consultare la decisione sulle risorse proprie e il regolamento del Consiglio sul calcolo della risorsa propria basata sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclata.
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