Sono entrate in vigore sabato 16 gennaio la Google tax e la tobin tax della Spagna sui servizi digitali e finanziari, approvate lo scorso anno. L'esecutivo spagnolo, guidato dai socialisti del Psoe e dalla sinistra di Podemos, prevede di raccogliere 968 milioni di euro con le due tasse quest'anno.
"Vogliamo andare verso la tassazione del ventunesimo secolo", ha commentato Madrid che, insieme a Francia, Austria e Regno Unito, resta fiduciosa sulla possibilità che si possa raggiungere un accordo internazionale sulla web tax al tavolo dell’Ocse o, perlomeno, si vada avanti con un approccio Ue.
La cosiddetta Google tax imporrà un prelievo del 3% per le grandi imprese con un fatturato di 750 milioni di euro o più a livello globale ed entrate in Spagna superiori a 3 milioni di euro per la pubblicità online e i servizi di intermediazione come la vendita di dati basati sulle informazioni degli utenti.
La Commissione Ue ha intanto lanciato una consultazione pubblica per l'introduzione della web tax per i giganti del digitale. Bruxelles intende presentare la propria proposta normativa entro il primo semestre dell'anno, in attesa di vedere quale sarà l'esito dei negoziati Ocse, attualmente bloccati per la divergenza dell'amministrazione Trump. "Questa iniziativa mira a introdurre una tassa digitale per affrontare la questione dell'equa tassazione dell'economia digitale", scrive la Commissione Ue, sottolineando che "la proposta vuole garantire che le aziende digitali paghino ciò che è legittimamente dovuto, generando entrate per sostenere la ripresa dell'Europa". La consultazione pubblica è aperta fino alla mezzanotte dell'11 febbraio.
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