Come anticipato da questa newsletter, la Commissione europea sta rivedendo il testo sulla classificazione degli investimenti per la finanza verde (cosiddetta tassonomia). Lo ha confermato la commissaria Ue per i servizi finanziari Mairead McGuinness, parlando al Parlamento europeo. McGuinness ha fatto riferimento a "preoccupazioni espresse dalle aziende” circa “requisiti che vanno oltre quanto richiesto dalla legislazione esistente nei diversi settori".
Ma la preoccupazione viene anche dai paesi membri. Ora sono due i gruppi di Stati che, per motivi diversi, minacciano di bloccare l’atto delegato che deve ottenere l’assenso del Consiglio e dell’Eurocamera. Gli Stati che temono nuove restrizioni nello sfruttamento delle foreste (Svezia e Finlandia, ma anche le repubbliche baltiche, Austria, Romania e Bulgaria) si erano già mossi a dicembre. Nelle settimane successive è venuto allo scoperto un'altra compagine gruppo di 10 paesi dell’est Europa che chiedono requisiti meno stringenti per gas e idrogeno.
Vale a dire, aumentare il limite di 100gCO2/KWh previsto dal testo affinché la produzione di energia da gas possa avere la patente ‘verde’, e avere maggiore riconoscimento sull’idrogeno “blu” (prodotto da gas naturale, ma sottoposto a cattura e stoccaggio di CO2). Visto il gran numero di critiche, che sono arrivate anche dalle Ong e da paesi come la Francia a tutela dell’agricoltura, a questo punto la Commissione potrebbe a rendere più flessibili i requisiti ampliando la portata della definizione di "settori di transizione".
"Ma la tassonomia non è prescrittiva, i requisiti non sono obbligatori, né possono fermare sussidi e finanziamenti", spiega Luca Bonaccorsi di Transport & Environment, tra i 55 esperti della piattaforma Ue per la finanza sostenibile. "La tassonomia serve a evitare il greenwashing – prosegue Bonaccorsi – a capire quali società e fondi di investimento che si autodefiniscono ‘verdi’ lo sono davvero secondo criteri definiti in modo condiviso e a livello Ue".
Nei testi regolamentari, inoltre, "c’è una scappatoia", sostiene Bonaccorsi. Serve un passo indietro: secondo la tassonomia, un’attività si definisce sostenibile se contribuisce a uno solo dei sei obiettivi ambientali stabiliti dal regolamento e non arreca danno agli atri cinque. I sei obiettivi sono: mitigazione del cambiamento climatico, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e la protezione dell'acqua e delle risorse marine, transizione verso un'economia circolare, prevenzione e controllo dell'inquinamento, protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
"Ma gli standard cambiano a seconda dell’obiettivo primario che si sceglie", racconta Bonaccorsi. “Se l’obiettivo principale per un progetto impianto a gas è la riduzione delle emissioni – prosegue – la patente di sostenibilità c’è solo se si rispetta la soglia di 100gCO2/KWh, ma se scelgo come obiettivo primario la riduzione dell’inquinamento il limite per le emissioni aumenta a 270gCO2/KWh”.
"Il rischio - conclude Bonaccorsi - è che la Commissione usi le scappatoie per creare 'sfumature di verde' che permetterebbero a molti inquinatori di definirsi 'sostenibili'. Il costo di questa operazione sarebbe la credibilità della tassonomia e la leadership ‘verde’ che l’Ue vuole vantare a livello globale".
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