Dopo le decisioni di Ungheria e Polonia di proporre misure nazionali per regolamentare le Big Tech e contenere ciò che ritengono essere pregiudizi contro i conservatori, Budapest attacca nuovamente Twitter e Facebook e avverte i cittadini di restare “sintonizzati” per scoprire quali norme saranno adottate nel prossimo futuro.
La situazione attuale sui social media “è molto problematica per quelli di noi che non aderiscono alla visione del mondo liberale poiché, il più delle volte, le nostre voci sono trattate allarmanti doppi standard”, ha scritto sul blog governativo Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban, aggiungendo che “la libertà di parola, e in particolare il bisogno delle persone di uno spazio per condividere liberamente le proprie idee, è ciò che ha dato origine ai social media in primo luogo. Se si elimina la libertà dall'equazione di Twitter o Facebook, ciò che resta non sarà altro che una raccolta di mantra politici tradizionali e liberali”.
Per contrastare questo “doppio standard” che i giganti del web userebbero contro i conservatori, “molti stanno ora cercando soluzioni per regolamentare le Big Tech al fine di salvaguardare la libertà di parola come uno dei diritti umani fondamentali”, ha aggiunto Kovacs, ricordando che le misure annunciate dal suo governo e da quello di Varsavia nelle scorse settimane
La Polonia ha aperto la strada proponendo una nuova legge per impedire ai social media di eliminare contenuti o bloccare gli utenti che non violano le leggi polacche. Secondo le disposizioni della nuova legge, le società che violano le regole potrebbero essere multate fino a 50 milioni di zloty (11 milioni di euro).
A ruota, la ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, a seguito di colloqui con il Comitato per la libertà digitale ungherese (un ente governativo istituito lo scorso marzo per garantire il rispetto dei diritti dei cittadini nella sfera digitale), ha annunciato che in primavera invierà al Parlamento nazionale una proposta di legge su come proteggere i cittadini e le imprese ungheresi anche dagli effetti negativi della censura online.
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