Raccogliere, integrare, uniformare, rendere utilizzabili grandi quantità di dati per gestire il rischio climatico. Così l’adattamento alle conseguenze dell’aumento delle temperature potrà entrare in tutte le politiche e in tutte le attività economiche dell’Ue, anche su scala territoriale. E’ la visione della Commissione europea, che ha adottato una nuova strategia per l’adattamento dopo la prima, datata 2013.
Il documento, come anticipato, è stato presentato ufficialmente il 24 febbraio dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Propone di accelerare nella raccolta e valorizzazione dei dati. La sfida è immane. La frammentazione degli approcci caratterizza il continente, lontanissimo – solo per fare un esempio – dalla rete di centraline che dal XIX secolo monitora meteo e clima negli Stati Uniti, fornendo una base di dati solida, integrata e aperta per la valutazione del rischio meteorologico di assicurazioni e banche.
Non che non si sia iniziato a lavorare già su questo, ma spesso manca la connessione dei database al loro utilizzo da parte delle imprese e degli enti pubblici. Il sistema satellitare Copernicus, Horizon Europe e Digital Europe sono tutti programmi che la strategia indica come importanti per colmare il divario di dati sugli impatti climatici e le soluzioni per prevenirli.
Allo stesso scopo, la Commissione vuole anche creare Risk Data Hubs, rilanciare il sistema Inspire (Infrastruttura per l'Informazione Territoriale in Europa), il progetto per realizzare infrastrutture di dati territoriali nella Comunità europea, e lavorare con l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (Eiopa) per migliorare la raccolta di dati uniformi e completi sui sinistri assicurati e potenziare. L'Eiopa, annuncia la Commissione, sarà potenziata alla bisogna.
L’Esecutivo Ue propone anche di realizzare un Osservatorio su clima e salute e di espandere Climate Adapt, la piattaforma Ue per la condivisione di esperienze di adattamento. Tutti questi dati e informazioni, indica il documento strategico, dovranno sfociare in modelli predittivi più rigorosi a tutti i livelli. Per misurare il potenziale impatto dei rischi climatici sulle finanze pubbliche, e essere usati da enti locali e privati per valutazioni del rischio climatico a livello micro, per settori e territori e singole attività.
Infine, l’Ue suggerisce di rivedere i sistemi fiscali nazionali per integrare il rischio climatico e vuole fare leva sulla diplomazia del clima per contribuire a fare dell’adattamento una priorità a livello globale.
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