Le delegazioni nazionali hanno inviato le loro osservazioni preliminari sul Digital Services Act presentato dalla Commissione Ue lo scorso dicembre, secondo un documento interno visionato dall’ANSA. Nel complesso, i Paesi supportano l'obiettivo del disegno di legge, che stabilisce regole di moderazione dei contenuti per piattaforme online come Google, Facebook, Amazon e TikTok, ma chiedono alcune modifiche.
Ad avere redatto i commenti sul testo sono stati Lussemburgo, Repubblica Ceca, Irlanda, Polonia, Slovacchia, Svezia, Danimarca, Italia, Belgio, Austria e Spagna, mentre mancano ancora i feedback di Germania e Francia, con Parigi che ha già dichiarato di voler raggiungere un accordo sul dossier il prossimo anno, nel corso della propria presidenza dell’Ue.
Tra le modifiche richieste, di particolare rilevanza quelle di Lussemburgo e Polonio. Il Granducato insiste che il Dsa dovrebbe lasciare poco spazio per l’introduzione di misure nazionali aggiuntive. "Qualsiasi flessibilità o clausola di apertura per gli Stati membri per derogare, specificare o integrare le regole del DSA minerebbe direttamente l'obiettivo dell'armonizzazione", scrive la delegazione lussemburghese.
La Polonia, che sta attualmente elaborando le proprie norme nazionali per la moderazione dei contenuti sui social, vuole un meccanismo di risoluzione delle controversie tra i paesi dell'Ue in caso di ordini di rimozione transfrontalieri. Il meccanismo potrebbe rispecchiare quello incluso nel regolamento Ue sui contenuti terroristici, adottato di recente. Il governo di destra polacco ritiene che le piattaforme online nutrano pregiudizi nei confronti dei conservatori e, per questo, sostiene che la legge sui servizi digitali dovrebbe "anche offrire la possibilità di emettere un ordine con l'effetto opposto, cioè l'ordine di ripristinare l'accesso ai contenuti".
Diverse delegazioni nazionali, inclusa la Grecia, vorrebbero che il Dsa menzionasse in modo più specifico l'economia collaborativa, che include aziende come Airbnb.
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