La Commissione europea valuta possibili eccezioni all'uso di applicazioni di intelligenza artificiale ad alto rischio. Lo ha detto il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, parlando alla commissione per il Mercato interno del Parlamento Ue. "Per il momento, con il regolamento attuale, c'è un vero e proprio divieto ai sistemi di riconoscimento di massa nei luoghi pubblici. Ma la discussione principale è quali sono le possibili eccezioni?", ha detto Reynders, sottolineando che situazioni d'emergenza e limitate nel tempo, come attacchi terroristici o rapimenti, sono alcune eccezioni che l'esecutivo Ue sta prendendo in considerazione come deroghe al divieto.
"Non vogliamo vietare alcune tecnologie. Vogliamo avere innovazione e un vero sviluppo delle tecnologie in Europa", ha aggiunto Reynders.
La scorsa settimana, oltre 100 deputati al Parlamento europeo di diverse famiglie politiche hanno inviato una lettera alla Commissione Ue chiedendo la protezione dei diritti fondamentali e sostenendo l'appello della società civile a vietare alcune applicazioni di intelligenza artificiale, compreso il riconoscimento facciale.
Nel frattempo, sempre all'Europarlamento, la commissione Cultura e Istruzione ha approvato le sue linee guida sull'IA affinché sia regolata e sviluppata in modo che protegga la non-discriminazione, la parità di genere, il pluralismo e la diversità linguistica. "Abbiamo lottato per decenni per ottenere i nostri valori di inclusione, non discriminazione, multilinguismo e diversità culturale che i nostri cittadini vedono come parte essenziale dell'identità europea. Questi valori devono essere riflessi nel mondo digitale dove gli algoritmi e l'intelligenza artificiale sono usati sempre più frequentemente", ha detto l'eurodeputata tedesca Sabine Verheyen (Ppe) relatrice della commissione. Gli eurodeputati chiedono di stabilire una cornice etica su come le tecnologie dell'Intelligenza artificiale verranno usate dai media e nelle scuole in Europa per proteggere il pluralismo e difendere i cittadini dalla disinformazione e garantire ai professori di mantenere sempre l'ultima parola sulle decisioni educative e la possibilità di correggere le decisioni prese dai computer nell'ambito dell'insegnamento.
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