Dall’”acceleratore” per le ristrutturazioni olandese agli standard minimi obbligatori di prestazione energetica della Francia, fino al sistema dei certificati in Danimarca, Austria, Cipro e Estonia. La Commissione europea ha pubblicato una valutazione preliminare dei 13 piani a lungo termine per la riqualificazione energetica degli edifici di altrettanti Stati membri. Quelli che avevano presentato il loro piano a novembre 2020. Malgrado la scadenza a marzo 2020, ad oggi solo l’Italia, Malta, Ungheria, Slovenia e Polonia non hanno presentato alcun piano al 2050, come richiesto dalla direttiva del 2018. Per l’Italia, restano i capitoli dedicati all’edilizia nel piano nazionale per l’efficienza energetica 2014.
Le tabelle aggiornate con i diversi piani nazionali sono pubbliche e disponibili sul sito della Commissione. Nella valutazione si fa anche il punto degli investimenti in efficienza realizzati con i fondi regionali Ue nel 2014-2020. Tutti i paesi hanno speso molto meno di quanto annunciato. Circa 5,2 miliardi a fronte di 16,2 programmati, il 32%. Per l’Italia, 230 milioni a fronte di 1,2 miliardi, il 19%.
Passando in rassegna i piani, spiccano l’obiettivo di decarbonizzazione dell’80% dello stock edifici entro il 2050 annunciato dall’Austria, il target di riduzione degli sprechi del 40% della Cechia, che per la Francia diventa il 49% al 2030. La Spagna mira a una riduzione del 37% del consumo energetico negli edifici residenziali e all’azzeramento (-99%) delle emissioni di CO2 entro il 2050 rispetto al 2020.
Con il Green Deal la Commissione ha già annunciato di voler rilanciare, con una proposta di revisione della direttiva da presentare entro la fine dell’anno. A questo scopo ha avviato una consultazione pubblica, aperta fino al 22 giugno 2021.
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