I progetti di gasdotti e terminali per il gas naturale liquefatto nell’Ue “minacciano l'obiettivo a medio termine di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030”, con “asset bloccati per un valore di 87 miliardi di euro”. E’ l’analisi di un rapporto firmato Global Energy Monitor. I gasdotti in costruzione nell'Ue, calcola Gem, costeranno circa 18 miliardi di euro, aumentando la capacità di importazione di gas dell'Ue di 65 miliardi di metri cubi all’anno. I gasdotti in fase di pre-costruzione costerebbero altri 53 miliardi di euro e aumenterebbero la capacità di importazione dell'UE di 85 miliardi di metri cubi all’anno. I terminali GNL in costruzione e in pre-costruzione aggiungerebbero rispettivamente 20 miliardi di metri cubi all’anno di capacità (costo di 2,6 miliardi di euro) e 81 miliardi di metri cubi all’anno per un costo di 13 miliardi di euro. Nel 2020 sono stati annullati o accantonati progetti per il gas per un valore di 5,1 miliardi di euro.
“Il gas non esclude investimenti in altre forme di energia – risponde Nareg Terzian, dell’Associazione internazionale produttori di gas e petrolio – ma è l’unica fonte che assicura la flessibilità e la scala necessaria per la transizione nei paesi con maggiore dipendenza dal carbone”. Come ad esempio la Polonia, ma non solo. “Il Regno Unito sta chiudendo le sue centrali a carbone investendo sia in rinnovabili, con l’eolico offshore, che in gas – prosegue Terzian – e questa possibilità la vogliono anche i paesi del centro ed est Europa”. Resta il fatto che secondo la valutazione di impatto della Commissione sui target clima i consumi di gas naturali dovranno calare di oltre un terzo dal 2020 al 2030. “Nelle reti del futuro non ci sarà solo gas naturale, ma diversi tipi di gas a diversa intensità di CO2, con tecnologie per abbattere le emissioni che siamo già impegnati a sviluppare”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA