La presidenza portoghese del Consiglio Ue, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e i relatori dell'Europarlamento si incontreranno martedì per provare a raggiungere un accordo sulla legge per il clima, che contiene i target al 2030 e al 2050 stabiliti dal Green Deal. Da questa legge discenderà tutta la legislazione ambientale e climatica che da giugno in poi la Commissione europea metterà sul tavolo per realizzare buona parte del suo programma 2019-2024.
La pressione politica è enorme, l'Ue vuole presentarsi al vertice dei leader sul clima organizzato dal presidente Usa Joe Biden il 22 e 23 aprile con l'accordo sul nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% netto al 2030 e la neutralità climatica al 2050. Lo vogliono tutti i leader europei che parteciperanno al vertice. Non solo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, ma anche il presidente francese Emmanuel Macron. Questi esige un'intesa per rinnovare il prestigio internazionale della patria dell'Accordo di Parigi sulla scena della diplomazia del clima. Eurodeputati permettendo.
L'Europarlamento chiede un taglio delle emissioni del 60% in solo sforzo di riduzione al 2030 e la neutralità climatica al 2050 per paese. Il Consiglio non si muove dal 55% netto (conteggiando anche l'assorbimento della CO2 delle foreste) e le emissioni zero al 2050 a livello Ue. Il secondo punto "al momento potrebbe non essere una priorità per noi perché è a lungo termine e possiamo sempre discuterne più in là – spiega all'ANSA il co-relatore per l'Europarlamento Michael Bloss (Verdi, Germania) – ma il Consiglio deve aumentare il target 2030, se restiamo così lo sforzo di riduzione sarebbe solo del 52,8%".
A complicare la trattativa è il fatto che "il 55% netto" è stato approvato all'unanimità nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo del dicembre 2020. Il che lascia alla presidenza portoghese davvero poco margine per negoziare.
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