La transizione all'energia pulita significherà una rivoluzione per le attività estrattive, e potrebbe innescare una corsa dalle "conseguenze di ampia portata" ad accaparrarsi le risorse minerarie necessarie a costruire batterie e impianti eolici e fotovoltaici. E' il quadro che emerge da un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia (Iea), dedicato proprio al "Ruolo dei minerali critici nelle transizioni energetiche pulite".
La costruzione di impianti solari fotovoltaici, parchi eolici e veicoli elettrici – ricorda Iea – generalmente richiede più minerali rispetto alle loro controparti basate sui combustibili fossili. Parliamo di componenti in rame, litio, nichel, cobalto e terre rare, i cui giacimenti sono collocati in poche aree del mondo. Una tipica auto elettrica richiede sei volte gli input minerali di un'auto convenzionale e un impianto eolico onshore richiede nove volte più risorse minerali di una centrale elettrica a gas.
Dal 2010, sottolinea lo studio, con l'incremento della quota di energie rinnovabili la quantità media di minerali necessaria per una nuova unità di capacità di generazione di energia è aumentata del 50%. Secondo Iea, uno sforzo per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi significherebbe quadruplicare il fabbisogno di minerali per le tecnologie energetiche pulite entro il 2040.
Iea raccomanda quindi di diversificare le fonti di approvvigionamento, promuovere l'innovazione e il riciclo, migliorare la trasparenza del mercato e favorire standard ambientali, sociali e di governance delle filiere più elevati, rafforzando la collaborazione internazionale tra paesi produttori e quelli consumatori.
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