Il meccanismo di adeguamento del prezzo della CO2 alla frontiera si applicherà ai prodotti di quattro settori ad alte emissioni (ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e cemento) per tutelare le imprese europee dalla concorrenza di quelle che operano in paesi senza norme stringenti sul clima. Gli importatori dell'Ue acquisteranno certificati di carbonio corrispondenti al prezzo del carbonio che sarebbe stato pagato se le merci fossero state prodotte nell'Ets.
"Non è una tassa, è uno strumento ambientale", spiega il Commissario all’economia Paolo Gentiloni. Il sistema dovrebbe essere operativo dal 2026 e varrà 10 miliardi al 2030, il 20% dei quali confluirà nel bilancio Ue. Secondo la tabella di marcia prevista dalla Commissione, l'applicazione ai settori interessati sarà graduale e corrisponderà alla diminuzione delle quote gratuite all'interno dell'Ue-Ets per gli stessi settori, fino alla loro eliminazione. La transizione durerà 10 anni e dovrebbe terminare nel 2035.
Con la nuova Direttiva sulla tassazione dell'energia i paesi membri dovrebbero iniziare a tassare carburanti e prodotti energetici sulla base del contenuto energetico e della performance ambientale dei combustibili e non, come accade oggi, del volume. La Commissione propone inoltre di stabilire livelli minimi di tassazione diversi per i carburanti per autotrazione, per i carburanti utilizzati per scopi specifici (come in agricoltura), per i combustibili per riscaldamento e per l'elettricità. Una metodologia che, secondo le simulazioni dei tecnici di Bruxelles, avrà come risultato aliquote minime nell’Ue che saranno più alte per le fonti fossili e più basse per le rinnovabili.
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