In Italia l'incertezza sulle regole e il fisco sono i principali freni per gli investimenti delle imprese su clima ed efficienza energetica. Emerge da un sondaggio condotto dalla Banca europea degli investimenti su aziende e cambiamento climatico.
Secondo i risultati, la quota di imprese italiane che percepisce i rischi del cambiamento climatico è superiore alla media Ue, mentre è inferiore la consapevolezza dei rischi della transizione su domanda, forniture e reputazione. Le imprese che ne hanno coscienza, tuttavia, credono che si tratterà di un passaggio positivo.
Altra caratteristica delle imprese italiane è la resistenza a investire per affrontare i rischi climatici oggi, con grandi impegni per il domani. Così, la percentuale di aziende che a livello nazionale dichiara di investire per affrontare i rischi climatici è inferiore alla media dell'Ue, mentre è maggiore quella che intende farlo nei prossimi anni. Il 37% delle imprese italiane interpellate ha fissato dei target di riduzione delle emissioni (41% a livello Ue), solo il 7% a uno staff dedicato a clima e efficienza (23% in Ue), il 69% è preoccupata dei costi dell’energia contro il 57% a livello Ue, ma solo il 46% ha condotto audit energetici contro il 55% Ue.
Le imprese segnalano più ostacoli agli investimenti per il clima rispetto alla media dell'Ue, con le incertezze su tassazione e regolamentazione citate più frequentemente. Lo studio mette a confronto i risultati nell’Ue con un campione di aziende americane. Emerge la maggiore sensibilità europea al tema. Quasi la metà delle imprese dell'Ue intervistate sta investendo in misure contro il cambiamento climatico, rispetto a circa un terzo delle imprese statunitensi.
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