L'attrattività del modello wholesale-only per gli investitori infrastrutturali e i suoi benefici per il raggiungimento degli obiettivi europei di connettività è emersa in occasione del workshop 'The wholesale-only business model in a Gigabit Europe', organizzato da Macquarie, Open Fiber e gli operatori Onivia (Spagna) e SIRO (Irlanda), nell'ambito della conferenza annuale dell'associazione europea della fibra Ftth Council Europe.
Oliver Bradley, managing director di Macquarie, che tramite la sua divisione Mira (Macquarie Infrastructure and Real Assets) sta acquisendo una partecipazione del 40% in Open Fiber, ha sottolineato che gli investitori sono attratti da realtà che "mantengano il valore del capitale nel lungo periodo, garantendo bassi rischi" e "stabilità" a vantaggio dei propri clienti. Gli operatori wholesale-only, le cui reti in fibra saranno alla base del futuro della connettività, ha aggiunto, consentono agli investitori come Macquarie di concentrarsi sui modi per contribuire alla realizzazione di tali reti e facilitarne l'accesso a tutti coloro che sono interessati, invece di dover competere sul mercato retail.
Anche il managing director di Barclays, Maurice Patrick, ha ricordato come soltanto cinque anni fa gli incumbent come Tim e BT "vedessero con grande scetticismo gli operatori wholesale-only, deridendoli", mentre adesso o sono interessati a rilevarli o stanno lanciando iniziative similari (ad esempio Kpn nei Paesi Bassi). Secondo il rappresentante della banca britannica, la regolamentazione stessa si è evoluta prendendo atto dei benefici del modello, basti pensare ai vantaggi riconosciuti dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Inoltre, ha aggiunto, gli operatori wholesale-only oggi riescono a finanziarsi sul mercato a tassi più bassi rispetto a quelli verticalmente integrati come gli incumbent.
Sul codice europeo delle comunicazioni elettroniche si è concentrata anche la consult del think tank tedesco Wik, Ilsa Godlovitch, sottolineando come al suo interno siano riconosciuti diversi modelli di business in grado di sostenere la concorrenza (soprattutto nelle aree grigie dove la duplicazione delle infrastrutture non è fattibile). Tra questi vi sono il co-investimento e il wholesale- only. Uno studio realizzato da Wik suggerisce che la presenza di almeno un’infrastruttura wholesale-only fornisce una concorrenza più diversificata rispetto a una struttura di mercato che si basa solo sul co-investimento. Un caso su tutti è quello di Stoccolma, dove i consumatori possono disaggregare tutti i diversi servizi (c’è una tendenza a scegliere diversi fornitori di servizi fissi e mobili, e di affidarsi a contenuti online piuttosto che alla TV in bundle). Allo stesso modo, in Italia, l'infrastruttura di Open Fiber sta supportando i servizi a banda larga non solo di fornitori tradizionali di banda larga come Vodafone, Tiscali e Wind, ma anche di Sky e di aziende operanti in altri settori come l'energia e l'e-learning.
Analizzando l'evoluzione delle tlc, con lo switch-off delle reti in rame - che incrementa l'adozione di servizi a banda più alta e anche più efficienti dal punto di vista energetico - diventa "fondamentale" adottare strumenti in grado di preservare il livello di concorrenza e supportare gli investimenti effettuati nella fibra, per assicurare a tutti (soprattutto ai clienti finali) un altro grado di servizi offerti, ha spiegato Amanda Glancy, director for corporate Affairs dell'operatore wholesale-only irlandese Siro.
Gli investimenti in fibra e il contestuale spegnimento delle reti in rame nel rispetto della concorrenza, della chiarezza e della trasparenza, sono di primaria importanza per il raggiungimento degli obiettivi di connettività fissati a livello europeo anche secondo Kamila Kloc, Capo Unità Mercati della Direzione Generale per le reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione europea. Kloc ha colto anche l’occasione per ricordare l’avvenuta pubblicazione, poche ore prima, del Path to the Digital Decade, contenente il piano di implementazione degli obiettivi fissati a marzo dalla comunicazione 2030 Digital Decade.
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