L'Irlanda non vuole essere vista come un paradiso fiscale e preferirebbe far parte di un nuovo accordo globale sulla riforma dell'imposta sulle società. Lo ha detto il vice primo ministro irlandese Leo Varadkar, sottolineando che se l'Irlanda dovesse aumentare la sua aliquota fiscale sugli utili aziendali all'aliquota minima globale proposta in seno all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) del 15%, la sua attuale aliquota del 12,5% si applicherebbe ancora alla maggior parte delle aziende irlandesi.
Varadkar ha spiegato che se l'Irlanda dovesse unirsi al Piano mediato dall'Ocse, l'aliquota più elevata in Irlanda si applicherebbe solo alle multinazionali che registrano un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro. "Qualsiasi accordo che possiamo o meno sottoscrivere non avrà alcun impatto sull'attività media irlandese, non avrà alcun impatto nemmeno su nessuna grande impresa irlandese o mid-cap. Il tasso del 12,5% rimarrà in vigore per loro", ha aggiunto l'irlandese.
Davanti alla possibilità che l'Irlanda possa subire un danno alla propria reputazione se resisterà all'accordo trovato all'Ocse, il vicepremier ha precisato: "Penso che preferiremmo certamente far parte di qualsiasi accordo internazionale. L'Irlanda non è un paradiso fiscale, né vogliamo essere visti come un paradiso fiscale".
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