"Non si può completamente escludere l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, ma bisogna specificare determinati limiti applicativi e prevenirne l'abuso" e "l'output di un sistema di intelligenza artificiale va interpretato con cautela, deve trattarsi di uno strumento che può supportare le indagini ma con un approccio imparziale". A dirlo è Martino Jerian, ceo di Amped Software, una software house italiana con sede a Trieste (presso l'Area Science Park, il primo Parco Scientifico e Tecnologico multisettoriale italiano) che sviluppa tecnologie a supporto delle video analisi e delle immagini ad uso forense, parlando in merito alla mozione di risoluzione del Parlamento europeo per l'uso dell'intelligenza artificiale da parte delle autorità di polizia e giudiziarie in ambito penale, a guida dell'eurodeputato Petar Vitanov.
Amped, che opera in 100 Paesi nel mondo dove affianca più di 800 organizzazioni tra cui dipartimenti di Stato e agenzie governative, sta attualmente collaborando con il Parlamento europeo per mediare tra le esigenze degli utilizzatori (forze dell'ordine), dei programmatori e della politica con l'obiettivo di conciliare il lavoro tecnico con quello istituzionale e trovare il giusto equilibrio.
L'intelligenza artificiale in ambito penale "non deve creare nuovi dati o causare pre condizionamenti nella valutazione, ma deve fornire un supporto ad un'analisi oggettiva dei dati in nostro possesso. La giustizia va aiutata attraverso la scienza, l'applicazione delle metodologie riconosciute e l'utilizzo dei dati corretti. L’IA può essere quindi un supporto importante, ma - osserva Jerian - va integrata agli elementi probatori e inserita nel contesto di un flusso di lavoro scientifico e rigoroso che ne possa limitare i rischi e gli abusi”.
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