Gli eurodeputati sono ancora distanti su alcuni punti del regolamento per il mercato digitale (Dma) presentato dalla Commissione Ue nel dicembre scorso con l'obiettivo di limitare le pratiche di mercato distorsive delle Big Tech. La discussione in seno alla commissione Mercato Interno al Parlamento europeo sugli emendamenti di compromesso relativi al Dma è risultata complessa e ha fatto slittare il voto in commissione. Lo slittamento permetterà anche un ulteriore approfondimento con l'audizione la settimana prossima di Frances Haugen, la 'talpa' di Facebook.
Tra le criticità emerse dal dibattito, c'è quella relativa ai criteri per designare le grandi piattaforme gatekeeper. L'europarlamentare Evelyne Gebhardt (S&D), relatrice ombra del Pe sul regolamento, ha contestato la previsione di una soglia più alta a 80 miliardi di euro di fatturato o capitalizzazione in base a cui individuare i gatekeeper, che limiterebbe il campo d'applicazione alle sole Big Tech americane, i cosiddetti Gafa (Google, Amazon, Facebook e Apple). Ci sono divergenze anche sulla governance, con i gruppi spaccati tra quanti vorrebbero rafforzare il ruolo delle autorità nazionali nell'esecuzione del regolamento e quanti preferirebbero affidarla alla Commissione per evitare ogni forma di frammentazione. Resta aperta poi la questione della concentrazione e delle fusioni. Per il relatore Andreas Schwab (Ppe), "occorre trovare una soluzione che si allinei quanto più possibile alle normative esistenti" in modo da creare "una trasparenza che prima non esisteva".
Sul fronte del Digital Services Act, l'altro pilastro del pacchetto presentato a dicembre da Bruxelles, le cose non vanno meglio. Il dibattito alla commissione Mercato Interno al Parlamento europeo sugli emendamenti di compromesso ha grosso modo confermato le divergenze emerse tra i gruppi parlamentari nelle sessioni precedenti. Tra i pomi della discordia, la pubblicità mirata, tema trasversale che tocca anche il Dma. L'eurodeputata, Arba Kokalari (Ppe), relatrice ombra del Dsa, si è detta contraria a imporre un divieto, invocato da S&D e Verdi, sulla pubblicità personalizzata poiché potrebbe compromettere la crescita delle Pmi: "Sono favorevole piuttosto a introdurre un obbligo di trasparenza e modi più user-friendly per uscire dalle profilazioni dei dati personali in linea con il Gdpr", ha detto Kokalari. C'è poi la questione della rimozione dei contenuti illegali. Adam Bielan (Ecr) ha sottolineato "l'importanza di riequilibrare la rimozione del contenuto con strumenti che fanno l'opposto", ossia ripristinare i contenuti cancellati. Infine, la tutela della Pmi. Per l'europarlamentare Alessandra Basso (Id) "alcuni provvedimenti devono restare indirizzati verso le grandi piattaforme senza che i relativi obblighi si estendano a tutte le piattaforme, in particolare a quelle di piccole dimensioni", un aggravio di burocrazia che minerebbe la competitività delle Pmi. Si tratta, ha proseguito Basso, di cercare "un equilibrio tra un livello soddisfacente di protezione dei consumatori e la garanzie per le imprese di essere protagoniste e competitive sulla scena globale".
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