Più flessibilità, target meno rigidi, tenere conto delle diverse situazioni, rassicurazioni sugli impatti a livello nazionale degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni. Sono le richieste che gli Stati hanno inviato alla Commissione europea nel dibattito nel Consiglio energia del 2 Dicembre, e nel progress report della presidenza di turno slovena sul pacchetto clima 2030. Alla presidenza francese, che si insedia il 1 gennaio, toccherà fare un grande lavoro per imprimere una svolta.
I lavori sui dossier dei settori trasporti (infrastruttura carburanti alternativi e taglio emissioni per aerei e navi) ed energia (efficienza e rinnovabili) sono i più avanzati, mentre vanno a rilento quelli su prelievo sulla CO2 alle frontiere, modifiche all’ETS e correlato Fondo sociale, gli standard di emissioni dei veicoli nuovi e i regolamenti sui target nazionali (condivisione dello sforzo) e sull’uso dei suoli.
Come emerso anche dal dibattito pubblico tenuto nel Consiglio Energia i punti più controversi nel dossier efficienza sono i target al 2030 (+9% rispetto allo scenario degli attuali piani nazionali) e il ruolo degli organismi e degli edifici pubblici, che la Commissione vorrebbe utilizzare come modello di risparmio energetico.
Anche sulle rinnovabili è la declinazione delle proposta della Commissione nel settore dell'ediliza che viene vista con preoccupazione. Oltre all'aumento dell'obiettivo Ue del 40% (dal 32% di oggi), a far discutere sono il 49% di rinnovabili come traguardo per gli edifici nuovi e i criteri di sostenibilità per includere le biomasse nel novero delle rinnovabili, con la consueta opposizione dei paesi del Nord Europa a norme più rigorose.
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